Triste tigre è un libro che non lascia scampo: un colpo diretto, un pugno nello stomaco che non si può schivare, che non cerca di essere altro da ciò che é. Il linguaggio è esplicito, crudo, ma al tempo stesso incredibilmente lucido, chirurgico nella sua capacità di nominare l’orrore con precisione. Non c'è spazio per l'eufemismo, per il pietismo, per le scorciatoie emotive: ciò che viene raccontato è il trauma, nudo e crudo. Sinno rievoca gli abusi subiti dal patrigno da quando aveva circa sette anni, senza dare tregua né a sé stessa né al lettore. Non è solo la testimonianza di una sopravvissuta, è soprattutto un processo di elaborazione, un tentativo urgente di attraversare il trauma con le parole, di analizzarlo, di disinnescarne l’orrore attraverso la scrittura. Si tratta di un atto politico, intellettuale e sociale. Nonostante il tema terribile, Sinno non rinuncia all’amore per la cultura: numerosi sono i riferimenti letterari, tra cui Lolita di Nabokov, ma anche gli scritti autobiografici di Virginia Woolf. La violenza pederasta viene quindi messa a confronto con la narrazione che ne ha fatto la cultura, diventando non solo testimonianza, ma anche strumento di denuncia nelle varie epoche. Triste tigre non aggiunge nulla di nuovo alle mille storie di pedofilia che già conosciamo ed è questo il punto: non serve aggiungere, ma serve vedere davvero e non restare muti di fronte all’evidenza. Ogni storia di violenza è unica, ogni voce merita di essere ascoltata e questa, in particolare, merita tutti i riconoscimenti che ha avuto. È un libro necessario: non redime, non cancella, non consola, ma ci obbliga a riflettere. In un mondo che troppo spesso chiede alle vittime di essere resilienti, di perdonare, di dimenticare, Triste tigre è un rifiuto feroce e liberatorio, una dichiarazione di rottura e irreparabilità.
Triste tigre
Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza Neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che Neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla Francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l’ha raggiunta e l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell’altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come Neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l’irreparabilità del danno; è l’urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l’abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore. Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l’hanno interrogata, e che hanno fornito all’autrice gli strumenti per tutto questo. Un libro, che usa la scrittura come un martello, attraversato da una domanda: colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre? Io ho voluto crederci, ho voluto sognare che il regno della letteratura mi avrebbe accolta come una delle tante orfane che vi trovano rifugio, ma neppure attraverso l’arte si può uscire vincitori dall’abiezione. La letteratura non mi ha salvata. Io non sono salva. «Leggere Triste tigre è come calarsi in un abisso con gli occhi aperti. Ti costringe a vedere, a vedere davvero, cosa significa essere un bambino abusato da un adulto, per anni. Tutti dovrebbero leggerlo. Soprattutto gli adolescenti». Annie Ernaux «Ricordate questo nome: Neige Sinno. Ha scritto un libro che è un evento». Les Inrockuptibles «Sinno moltiplica i punti di vista per non rimanere sola di fronte alla catastrofe». Libération «Triste tigre è un’opera potente, meditativa, impressionante, che alterna dolcezza, tormento, pacificazione, rabbia». Télérama
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pagine_e_inchiostro 14 luglio 2025Triste tigre
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EV 23 gennaio 2025Meraviglioso
Crudo, doloroso e tremendamente reale. Merita assolutamente.
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grt99 11 gennaio 2025Una lettura tosta e impegnata
Leggere questo libro è come entrare nella vita dell'autrice (che è anche la vittima e la protagonista della vicenda) e ricostruire la sua vita, profondamente segnata dal trauma della sua infanzia. In questi casi è sempre difficile ricordarsi che non si tratta di una storia di finzione, ma di una testimonianza reale del passato, eppure l'autrice ci guida mano nella mano nell'abisso del suo trauma in maniera genuina ed empatica.
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