Federico Buffa è secondo me uno dei più coinvolgenti affabulatori italiani. La parola "affabulatore" deriva dal francese: affabulation e dal latino anche se oggi in Italia, dove si sta sempre più perdendo la ricchezza della nostra lingua, è più di moda usare "storyteller". La storia del libro di Buffa, scritto in collaborazione con Paolo Frusca, si svolge nella Berlino dei Giochi Olimpici del 1936, il palcoscenico che Hitler, convinto da Goebbels, vuole utilizzare per mostrare al mondo la grandezza della Germania prima di trasferire questa delirante dimostrazione di forza sui campi di battaglia europei. Qui si intrecciano le vicende di due personaggi: Wolfgang Fürstner, un soldato tedesco, e Dale Warren, un giornalista statunitense. Furster, che è al vertice della organizzazione dell'evento, perderà l'incarico a poche settimane dalla cerimonia di inaugurazione quando un giornale denuncia le sue origini ebraiche. Warren arriva a Berlino come giornalista al seguito della selezione statunitense e racconterà, insieme a tanti giornalisti provenienti da tutto il mondo, questi giochi mentre le telecamere, fortemente volute dal Führer, portano le Olimpiadi per la prima volta sul piccolo schermo. I giornali e la televisione saranno testimoni delle storiche quattro medaglie d'oro vinte dall'afro americano Jesse Owens che così rovinò la festa a Hitler, della maratona vinta dal coreano Son Kitei costretto a gareggiare per il Giappone e dell'incontro di calcio Austria-Perù, una delle più emozionanti partite di tutti i tempi. Intanto Fürstner continua la sua caduta perdendo poco a poco tutto quello che aveva costruito con il suo impegno di soldato e la sua fedeltà alla patria. Si ritroverà sempre più smarrito non riconoscendo più il Paese che ama, né la donna che ha sposato, e forse nemmeno se stesso. Un libro che racconta la caduta di un uomo cresciuto con i valori della fedeltà al suo paese e al suo comandante. Una caduta che precede quella della Germania che si fece ubriacare dal folle progetto di un dittatore che riuscì ad addormentare la ragione di un intera nazione. E, come ci ricorda il titolo di un quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri".
L' ultima estate di Berlino
Berlino, estate 1936. Le Olimpiadi sono alle porte. Goebbels ha avuto ragione delle resistenze iniziali di Hitler e della sua Hitlerjugend e tutto è pronto per lasciare il resto del mondo a bocca aperta davanti alla potenza e alla maestosità del Reich. Ai vertici della complessa e ambiziosa organizzazione dell'evento c'è un uomo, anzi un soldato: Wolfgang Fürstner. A poche settimane dalla cerimonia inaugurale, però, un giornale denuncia le sue origini ebraiche e l'immediata conseguenza è la destituzione dall'incarico. Da deus ex machina con pieni poteri, Fürstner si ritrova in un angolo: è rispettato dai veterani che hanno combattuto con lui nella Prima guerra mondiale ma deve ora subire l'umiliazione delle giovani leve naziste e solo l'intervento di un ex commilitone gli permette di restare al Villaggio Olimpico, sia pure con un ruolo di secondo piano. A Berlino accorrono giornalisti da ogni parte del mondo e le telecamere fortemente volute dal Fu¿hrer e da Leni Riefenstahl portano le Olimpiadi per la prima volta sul piccolo schermo. E mentre Jesse Owens entra nella storia con le sue quattro medaglie d'oro, il maratoneta coreano Son Kitei è costretto a vincere per il Giappone e si disputa Austria-Perù, che Eduardo Galeano definirà "la partita di calcio più emozionante di tutti i tempi", Fürstner si aggira come uno spettro in una città vestita a festa. Non riconosce più il Paese che ama, né la donna che ha sposato, e forse nemmeno se stesso. Nel suo primo romanzo, scritto a quattro mani con Paolo Frusca, Federico Buffa mette il suo inconfondibile stile narrativo al servizio di una storia vera e ci racconta non solo tante straordinarie pagine di sport, ma anche la parabola di un uomo, di una capitale e di un Paese sull'orlo dell'abisso.
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Riccardo PENLANE 03 maggio 2023Giochi di potere
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