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Anno edizione: 2017
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Federico Buffa è secondo me uno dei più coinvolgenti affabulatori italiani. La parola "affabulatore" deriva dal francese: affabulation e dal latino anche se oggi in Italia, dove si sta sempre più perdendo la ricchezza della nostra lingua, è più di moda usare "storyteller". La storia del libro di Buffa, scritto in collaborazione con Paolo Frusca, si svolge nella Berlino dei Giochi Olimpici del 1936, il palcoscenico che Hitler, convinto da Goebbels, vuole utilizzare per mostrare al mondo la grandezza della Germania prima di trasferire questa delirante dimostrazione di forza sui campi di battaglia europei. Qui si intrecciano le vicende di due personaggi: Wolfgang Fürstner, un soldato tedesco, e Dale Warren, un giornalista statunitense. Furster, che è al vertice della organizzazione dell'evento, perderà l'incarico a poche settimane dalla cerimonia di inaugurazione quando un giornale denuncia le sue origini ebraiche. Warren arriva a Berlino come giornalista al seguito della selezione statunitense e racconterà, insieme a tanti giornalisti provenienti da tutto il mondo, questi giochi mentre le telecamere, fortemente volute dal Führer, portano le Olimpiadi per la prima volta sul piccolo schermo. I giornali e la televisione saranno testimoni delle storiche quattro medaglie d'oro vinte dall'afro americano Jesse Owens che così rovinò la festa a Hitler, della maratona vinta dal coreano Son Kitei costretto a gareggiare per il Giappone e dell'incontro di calcio Austria-Perù, una delle più emozionanti partite di tutti i tempi. Intanto Fürstner continua la sua caduta perdendo poco a poco tutto quello che aveva costruito con il suo impegno di soldato e la sua fedeltà alla patria. Si ritroverà sempre più smarrito non riconoscendo più il Paese che ama, né la donna che ha sposato, e forse nemmeno se stesso. Un libro che racconta la caduta di un uomo cresciuto con i valori della fedeltà al suo paese e al suo comandante. Una caduta che precede quella della Germania che si fece ubriacare dal folle progetto di un dittatore che riuscì ad addormentare la ragione di un intera nazione. E, come ci ricorda il titolo di un quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri".
Mi è piaciuto l'argomento di questo libro, cioè l'Olimpiade del 1936 a Berlino. Il dietro le quinte con l'approssimarsi delle epurazioni degli ebrei dalle professioni e dalla vita civile. Molto interessante anche le impressioni degli stranieri ospiti. La stampa che non riesce a cogliere quanto sta accadendo ma vede solo l'organizzazione impeccabile e la cortese ospitalità senza capire cosa realmente costasse ai cittadini colpevoli solo di essere di un'altra religione. Altro argomento trattato è il razzismo presente anche in una parte degli americani verso i neri. Solo le qualità eccezionali di Jesse Owen gli hanno consentito di essere considerato americano a tutti gli effetti e di poter rappresentare la sua nazione in quella competizione.
Un bel libro, che ricostruisce bene l'atmosfera storica e le vicende sportive delle Olimpiadi del 1936. Quello che in parte manca è la trama: estremamente prevedibile, non è altro che un pretesto per collegare una serie di ritratti dei principali protagonisti dei Giochi. Lo stile della scrittura è molto semplice, facile da seguire ma non particolarmente appassionante. In sintesi: un libro leggero, interessante per chi ama le storie di sport, non certo un capolavoro letterario
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