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Anno edizione: 2014
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Un romanzo da riscoprire che presenta una storia scritta in prima persona da un adolescente siciliano costretto ad emigrare a Milano alla fine degli anni '50 tra difficoltà, delusioni e tentativi di riscatto. Ninetto ha prima gli occhi del bambino che vive nel degrado e nella miseria, poi quelli di un adolescente durante il boom economico che cerca di trovare il proprio posto nel mondo e infine gli occhi di un nonno che deve affrontare una rinascita dopo la detenzione. Appassionante e sincero è un romanzo di formazione in un'Italia che cambia, ma che continua a discriminare, tra il silenzio e la solitudine. Lo stile è scorrevole e coinvolgente "per riempire la buca che scava la lontananza bisognerebbe essere molto bravi a parlare, a scrivere, a condividere i sentimenti, ma non era il caso di Rosario Giacalone. Lui con i discorsi non è mai andato d'accordo, anzi se una cosa si capiva a gesti, tanto di guadagnato". Da non perdere per chi ama l'autore o le storie di vita vera
In un’epoca di grandi migrazioni, dall’Africa alle nostre coste, non poteva mancare un libro che parlasse di un fenomeno analogo, proprio degli anni cinquanta quando masse di mano d’opera si trasferirono dal nostro meridione al nord in cerca di lavoro, e fra questi abbastanza di frequente c’erano dei minori in compagnia di un parente o di un paesano. L’emigrazione infantile pertanto costituisce un’altra caratteristica di questo flusso sud-nord, coinvolgendo migliaia di ragazzini che spinti dalla miseria e sorretti dalla speranza lasciavano i genitori e la piccola realtà in cui fino ad allora avevano vissuto per approdare alle metropoli dell’Italia settentrionale. In questo contesto Marco Balzano ci racconta la storia di Ninetto Giacalone, conosciuto da tutti come “pelleossa” per la notevole magrezza dovuta agli stenti patiti, ma ciò nonostante sostanzialmente sano, a differenza della madre che, vittima di un ictus cerebrale, non è mai riuscita a tornare alla normalità ed è condannata a vivere, anche per decisione del marito, in un ospizio. Di questo incidente di salute vittima indiretta è stato anche Ninetto, costretto ad abbandonare la scuola per lavorare nei campi e infine partito per Milano insieme con il paesano Giuvà, un bonaccione che non si tira mai indietro quando c’è da faticare. A causa della sua minore età gli inizi sono difficili, con lavori precari fino alla grande occasione, cioè l’assunzione all’Alfa Romeo. Ovviamente la storia non si ferma qui, ma prosegue con tanti eventi, fra cui uno che segnerà in modo indelebile la sua esistenza, ma ritengo non siano necessarie altre notizie in merito, lasciando al lettore il piacere di scoprirle. Devo dire che, dopo aver letto Resto qui, mi attendevo di più, soprattutto speravo che l’autore non cadesse in certi stereotipi dell’immigrazione meridionale al nord, ma si vede che è difficile raccontare qualcosa di nuovo in proposito, così che il romanzo, fra l’altro commovente anche oltre misura, si presenta come un prodotto ben confezionato, ma incapace di lasciare una traccia significativa in chi legge. Se la trama appare più gratificante dei contenuti, perché maggiori approfondimenti avrebbero non poco giovato all’opera, di pregevole resta lo stile, snello, immediato, una caratteristica dell’autore che ho riscontrato anche in Resto qui. L’ultimo arrivato è stato premiato con il Campiello e non a caso, perché è un’opera per certi versi furba e accattivante, che tuttavia riesce superiore, come qualità, a quella media, invero modesta, dei libri editi attualmente.
Sullo sfondo una Italia in profonda trasformazione socio-economica del dopoguerra, con la voce principale del protagonista, viene raccontato il percorso di crescita fino all'età adulta di un piccolo emigrante originario del Sud Italia, che come tutti i propri compaesani dovette abbandonare la propria terra in cerca di condizioni migliori di vita. L'essere catapultato in una realtà grande e diversa lo forgerà e lo farà crescere passando per diverse esperienze, esperienze nelle quali tutti coloro che hanno lasciato la propria terre si riconoscono facilmente e attraverso i quali veniamo catapultati in ricordi che tornano in mente leggendo questo libro di Balzano. Consigliato!
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