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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2010
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Una vecchia regola recita che bisognerebbe sempre rifuggire dalla lettura di opere non veramente biografiche in cui lo scrittore amato condivide una sorta di diario di viaggio (sia in senso letterale di diario di viaggio che di pensiero). Troppo alto il rischio di andare incontro a delusioni "ideologiche" o simili; pensiamo a Celine e al guasto che uno ne avrebbe leggendo scritti in cui trapelasse il suo pensiero politico. Il libro di Tabucchi è costituito da una serie di ricordi di viaggi fatti (quindi non un vero diario di viaggio) negli anni e come tale potrebbe essere benissimo letto senza un vero ordine tra i capitoli. Ovvio che molto di quello che lui ha visto è oggi datato ma questo è noto a priori. Diciamo che si trovano spunti molto interessanti su cose viste o da approfondire insieme ad altre alquanto noiosette. Il problema è che ogni tanto emerge tra le righe un commento politico ("presidente del consiglio clown tragico") o altre uscite da vero intellettuale radical chic ("fare vacanze intelligenti andando a Madrid d'estate a vedere il Prado") o ancora il classico viaggio in India. Interessante a volte, troppo da piedistallo altre. Meglio ricordare lo scrittore per i suoi libri (Requiem ad esempio).
Un libro che diventa quasi una guida turistica. Tabucchi racconta i suoi bellissimi viaggi narrando i particolari e i luoghi più personali, dall'Italia all'Australia passando dall'India e dal Portogallo e molti altri posti. Sicuramente molto bello da leggere in particolare per un viaggiatore alla ricerca di qualche posto nuovo da visitare e assaporare.
Libro piacevolissimo. su Sète. Forse Tabucchi avrebbe ancor di più legato i poeti diversi, Valery e Brassens, coabitanti nel museo, sapendo che non solo la madre del primo ma anche del secondo era italiana! (di Marsico in Lucania) Forse nelle pietanze delle mamme c'è una misterioso ingrediente per le poesie?
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