Bello!!! Le tragedie della vita quali possono essere: la vecchiaia, la malattia, l'indigenza, la solitudine e la mancanza dei genitori raccontate con innocenza e ironia. Come se a raccontare la storia sia veramente un ragazzino impertinente e un po' sgrammaticato ma con un grande cuore e con un sentimento che ti inonda, ti prende, ti avvolge e fa tua la sua storia.
La vita davanti a sé
DA QUESTO ROMANZO, UN FILM NETFLIX Il pomeriggio del 3 dicembre del 1980, Romain Gary si recò da Charvet, in place Vendôme a Parigi, e acquistò una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perché il sangue non si notasse troppo. Nella sua casa di rue du Bac sistemò tutto con cura, gli oggetti personali, la pistola, la vestaglia. Poi prese un biglietto e vi scrisse: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove». L'anno prima Jean Seberg, la sua ex moglie, l'attrice americana, l'adolescente triste di Bonjour tristesse, era stata trovata nuda, sbronza e morta dentro una macchina. Aveva 40 anni. Si erano sposati nel 1962, 24 anni lei, il doppio lui. Il colpo di pistola con cui Romain Gary si uccise la notte del 3 dicembre 1980 fece scalpore nella società letteraria parigina, ma non giunse completamente inaspettato. Eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, tombeur de femmes , vincitore di un Goncourt, Gary era considerato un sopravvissuto, un romanziere a fine corsa, senza più nulla da dire. Pochi mesi dopo la sua morte, il colpo di scena. Con la pubblicazione postuma di Vie et mort d'Emile Ajar, si seppe che Emile Ajar, il romanziere più promettente degli anni Settanta, il vincitore, cinque anni prima, del Goncourt con La vita davanti a sé, l'inventore di un gergo da banlieu e da emigrazione, il cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi, altri non era che Romain Gary. A trent'anni di distanza dalla sua prima edizione, la Biblioteca Neri Pozza pubblica questo capolavoro della letteratura francese contemporanea. «Venti anni prima di Pennac e degli scrittori dell'immigrazione araba, ecco la storia di Momo, ragazzino arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa» (Stenio Solinas). È la storia di un amore materno in un condominio della periferia francese dove non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere. Un romanzo toccato dalla grazia, in cui l'esistenza è vista e raccontata con l'innocenza di un bambino, per il quale le puttane sono «gente che si difende con il proprio culo», e «gli incubi sogni quando invecchiano».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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viranto 11 febbraio 2025avvolgente
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Simona 82 01 gennaio 2025Una storia emozionante
Francia. Periodo post guerra. Il libro narra le vicende di Momo, ragazzo arabo nella banlieu di Belleville, figlio non riconosciuto che è stato lasciato venisse accudito da una vecchia prostituta ebrea, che diventerà per il moccolo Momo il centro di tutto. Racconta così la sua vita in nello scenario di una Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi. Racconti divertenti emozionanti e pieni di vita.
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Massimo Carota 01 gennaio 2025i Miserabili 2.0
Madame Rosà gestisce una pensione per minori, figli di prostitute che glieli affidano, situata nel quartiere parigino multietnico di Belleville. Ex prostituta lei stessa, è un’ebrea ormai anziana, sopravvissuta all’Olocausto, che ci viene raccontata da Mohamed, per tutti Momò, un suo ospite quattordicenne. Lo stratagemma dell’autore di investire del compito di narratore questa terza persona dallo sguardo allo stesso tempo innocente e disincantato, è la grazia e la caratteristica fondamentale del racconto che, altrimenti, consisterebbe in un mero capitolo aggiuntivo dei Miserabili di Victor Hugo, ed è lo stesso Romain Gary — sotto lo pseudonimo di Émile Ajar con il quale pubblicò “La vie devant soi” nel 1975 — a proporre questa chiave di lettura, attraverso uno dei personaggi della umanità sventurata che popola lo scenario attorno alla pensionanda, fino al macabro finale.
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