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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
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Chiunque in gioventù abbia approcciato il lavoro iniziando da piccoli impieghi malpagati aspirando a qualcosa di meglio non potrà non immedesimarsi in una delle tante fasi attraversate dal protagonista (l'autore). Una catena di cadute e di redenzioni senza fine, una morsa allo stomaco che si allenta ma non del tutto solo nel finale. Un libro ruvido, diretto, vero.
La vita dello scrittore e ancor prima geometra, manovale, gelataio, magazziniere, lattoniere; Vitaliano Trevisan, una storia lavorativa che prende il via all’alba dei suoi sedici anni e che s’ intreccerà con la vita privata dell’autore, il tutto unito alla scelta di inseguire il sogno di diventare scrittore e di sbarcare il lunario alla ricerca di un lavoro, qualunque esso sia. Cosa ci spinge a lavorare e a svolgere una certa professione ? Vitaliano Trevisan di Cavazzale, profondo nord-est o quasi, trova nell’acquisto di una bicicletta da uomo la sua prima risposta. A sedici anni viene invitato nella fabbrica di un amico di famiglia per guadagnarsi il denaro sufficiente per acquistare l’agognato mezzo, nel frattempo cullando il sogno di diventare scrittore alternando il tutto agli anni scolastici che si succedono tutti uguali e tutti inutilmente difficili, con un diploma da geometra arrivato contro ogni genere di voglia e contro le proprie naturali inclinazioni ma che potrebbe consentirgli, nell’operoso nord - est di cui sopra, di diventare ‘qualcuno’: costruttore, progettista in proprio o al massimo alle dipendenze di qualche architetto privo di scrupoli. Alla fine l’analisi lavorativa risulta fredda ma non certo distaccata, a ogni momento di desiderio di essere parte della macchina produttiva si alternano disillusioni nei confronti di colleghi, dei capi reparto e dei capi ufficio, aziende e società solcate dal desiderio di potere e denaro, il quale risulta essere la sola, o quasi, forma di appagamento. Alla fine alla risposta di perché si lavora ? Trevisan trova una sola risposta plausibile, ovvero per vivere decorosamente e nel suo caso anche per raccontare e raccontarsi. Al termine delle 515 pagine non c’è di certo una risposta univoca ma una serie di domande alle quali l’autore di volta in volta, in oltre trent’anni di carriera, trova le proprie risposte offrendo un bell’affresco della nostra società dei consumi, piena di ipocrisia, di desideri inappagati e spesso inappagabili, desideri indotti e ai quali volendo ci si può anche sottrarre, come per primo ha fatto lui.
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