Zoo è un crescendo di ansia, dolore fisico e distruzione psicologica dei suoi personaggi che subiscono vere e proprie privazioni e torture. In poche pagine siamo già precipitati nell’incubo di Anna, viviamo la sua prigionia, la sua ricerca di una via di fuga e la brama di scappare o uccidersi, piuttosto che accettare una vita in cattività. Con una scrittura sublime, Paola Barbato, regina indiscussa del thriller, riesce a raccontare magnificamente una situazione estrema, rivelando la straordinaria e terribile capacità di adattamento dell’essere umano, che riesce a sopravvivere a tutto, o quasi. Cosa, ma soprattuto chi, c’è dietro a quest’incubo?
Zoo
Immagina di risvegliarti da una notte senza sogni e di ritrovarti sdraiata su una superficie fredda e dura, i vestiti del giorno prima ancora indosso e nessun ricordo delle tue ultime ore. Intorno a te solo un buio spesso a cui lentamente lo sguardo si abitua. Cominci a intravedere delle sbarre alla tua sinistra. Non può che essere un incubo, tra poco sarai nella tua stanza, avvolta nelle soffici lenzuola di casa e la vita riprenderà come prima. Questo non è ciò che accade ad Anna, che in quella gabbia, tra quelle sbarre, in un capannone pieno di gabbie simili alla sua e di persone come lei, si risveglia per davvero. Da quell'istante inizia una lotta contro chiunque l'abbia presa, una guerra impari perché Anna non ha altre armi che la sua rabbia e la nudità a cui a poco a poco è stata costretta per combattere contro chi detiene il potere, qualcuno che nessuno ha mai visto, ma la cui presenza si avverte in ogni centimetro di quel luogo spaventoso, di giorno e di notte. Spetterà a lei, circondata da persone diversissime, alcune rese folli dal macabro gioco, altre succubi di un Lui dai tratti sempre meno sfumati, decidere se giocare o lasciarsi morire.
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Autore:
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Anno edizione:2020
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Kiki 03 gennaio 2025Alienante
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Levisio 27 dicembre 2024Bestie o esseri umani?
Decisamente non il mio genere, eppure l'ho finito in due notti, arrivando sveglia alle 6 della mattina senza neanche accorgermi: si vede che Paola Barbato è stata sceneggiatrice di Dylan Dog, nel modo in cui sa dosare la suspense, la paura, la speranza e i rumori. Se siete facilmente impressionabili e/o claustrofobici, potrebbe non essere il libro adatto a voi. La storia infatti si svolge interamente dentro un carrozzone da circo, a sua volta abbandonato dentro un capannone isolato. Anna si risveglia chiusa lì dentro, in balìa di un uomo misterioso che sembra voler punire lei e gli altri "inquilini" di questa sorta di zoo personale. O forse soltanto giocare con loro. Ognuno ha la sua gabbia, ogni settimana le posizioni cambiano e loro possono, raramente, guardarsi in faccia mentre perdono, giorno dopo giorno, tutto ciò che hanno di umano. L'estremo disagio, la fame, lo sporco e la sete non fanno che accentuare questa sopita bestialità. La protagonista, in particolare, non è una di quelle da amare, ma un monito che ci ricorda che la lotta per la sopravvivenza sa essere brutale e sa farci dimenticare chi siamo.
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