Isherwood con la sua indiscussa maestria ci parla dal secolo scorso eppure è più attuale che mai. Non sono solo le riflessioni esistenziali - mai gratuite né scontate - a rendere il libro eterno (e farne dunque un classico), ma anche l'immagine di una Berlino che non è più (come la Berlino di oggi che poco ormai ha a che spartire con gli entusiasmi dei primi anni duemila). Una lettura profonda, sicuramente da consigliare.
Addio a Berlino
Isherwood mette in scena «la prova generale di una catastrofe» e ci fa assistere alla resistibile ascesa del nazismo.
«Io sono una macchina fotografica con l'obiettivo aperto» dichiara l'alter ego di Christopher Isherwood arrivando nell'autunno del 1930 a Berlino. Un obiettivo – si può aggiungere – inesorabile, attraverso il quale partecipiamo come dal vivo ai suoi incontri nel cuore pulsante di una Repubblica di Weimar che si avvia al suo fosco tramonto: da un'eccentrica, anziana affittacamere alla sensuale Sally Bowles, aspirante attrice un po' svampita, a Otto, ombroso proletario diciassettenne, a Natalia Landauer, rampolla di una colta famiglia ebrea dell'alta società. Tra cabaret e caffè, tra case signorili e squallide pensioni, tra il puzzo delle cucine e quello delle latrine, tra file per il pane e le manifestazioni di piazza, tra crisi economica e cupa euforia, Isherwood mette in scena «la prova generale di una catastrofe» e ci fa assistere alla resistibile ascesa del nazismo.
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Autore:
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Anno edizione:2018
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MNP 18 gennaio 2025Berlino 100 anni fa come oggi
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Jaky 07 dicembre 2024Berlino che non c'è più...
Leggendo Addio a Berlino si viene trasportati in una Berlino quasi mitologica che nin c'è più. Una lettura molto piacevole.
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Luana82 12 ottobre 2024Da leggere
L'opera, semi-autobiografica, è composta da sei episodi, tutti collegati tra loro, nei quali vengono narrate le vicende di alcuni personaggi nella Berlino degli anni trenta. Il narratore, l’alter ego di Christopher Isherwood, è un intellettuale trentenne che si mantiene impartendo lezioni private di inglese. Chris come una macchina fotografica osserva e analizza le persone e gli avvenimenti che ruotano intorno a lui. Conosciamo così Sally Bowles, attrice svampita che ricorda tanto la Holly Golightly di Capote; Natalia Landauer rampolla di una colta famiglia ebrea; suo zio Bernahard, altezzoso personaggio dalla misteriosa personalità; Otto ragazzo difficile e manipolatore, e tanti altri personaggi tra cui l’eccentrica Fraulein Schroeder. Chris raccontandoci di loro ci fa assistere alla catastrofe dell’ascesa del nazismo. Un ritratto spietato di una realtà ormai in declino. Uomini e donne si muovono inconsapevoli della tragedia incombente semplicemente adattandosi al nuovo clima politico. Come fanno gli animali che si adattano al clima freddo cambiando il pelo, così fa la gente acclimatandosi all’aria di terrore che ormai si respira per le strade, chiudendo gli occhi e continuando a camminare, indifferente. Bellissima e triste la riflessione finale dello scrittore del suo ultimo giorno a Berlino. Passeggia, il sole splende e Hitler è padrone della città. Il pensiero corre agli uomini e alle donne che ha conosciuto, molti sono in prigione, ammesso che che siano ancora vivi, altri li seguiranno per non tornare mai più. Una certezza: leggerò ancora Isherwood.
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