Questo libro lascia una malinconia irreale che difficilmente va via. Chi riceve una diagnosi di malattia inguaribile, vive settimane e mesi molto speciali. Dopo il trauma, l'angosciosa incertezza di ciò che accadrà può diventare pervasiva. Ma esistono anche altri modi e pensieri. Il libro ne racconta uno, che ha a che fare con l'incanto di una natura amata e trovata soprattutto nelle piante del proprio giardino. Libro tristissimo, ma molto ben scritto, con taglio decisamente femminile. L'esplorazione delle emozioni descritte nel concepire la fine dell'esistenza non fa bene a chi legge; non si tratta dunque di cure palliative, ma di uno specchio sul quale preferiamo tutti che siano gli altri e non noi a riflettercisi.
Al giardino ancora non l'ho detto
Pia Pera ritaglia dai bordi della malattia - sua, ma anche dell'essere umano in quanto tale - una terra di luce e di libertà.
L'eleganza della scrittura e del mondo di Pia Pera mi hanno sempre affascinato, ma questo libro è unico e pieno di grazia. Un grande, coraggioso regalo. - Daria Bignardi
Pia Pera ritaglia dai bordi della malattia – sua, ma anche dell’essere umano in quanto tale – una terra di luce e libertà. - Chiara Gamberale
"Per molti versi, avrei preferito non dover pubblicare questo libro, che non esisterebbe se una delle mie scrittrici preferite – non posso nemmeno incominciare a spiegare l’importanza che ha avuto nella mia vita, professionale ma soprattutto personale, il suo Orto di un perdigiorno – non si trovasse in condizioni di salute che non lasciano campo alla speranza. Eppure. L’orto di un perdigiorno si chiudeva con una frase che mi è sempre sembrata un modello di vita, un obiettivo da raggiungere: «Ho la dispensa piena». Oggi questa dispensa, forse proprio grazie alla sua malattia, Pia ha trovato modo di aprircela, anzi di spalancarcela. E la scopriamo davvero piena di bellezza, di serenità, di quelle che James Herriot ha chiamato cose sagge e meravigliose, di un’altra speranza. È davvero un dono meraviglioso quello che in primo luogo Pia Pera ha fatto a se stessa e che poi, per nostra fortuna, dopo lunga riflessione ha deciso di condividere con i suoi lettori. Non posso aggiungere molto, se non raccomandare con tutto il mio cuore la lettura di un libro che, come pochi altri, ci aiuta a comprendere la straordinaria avventura di stare al mondo". Luigi Spagnol
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Autore:
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Edizione:2
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Anno edizione:2016
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Quando si riceve una diagnosi di malattia inguaribile, si vive settimane e mesi molto speciali. Dopo il trauma, l'angosciosa incertezza di ciò che accadrà può diventare pervasiva. Ma esistono anche altri modi e pensieri. Il libro ne racconta uno, che ha a che fare con l'incanto di una natura amata e trovata soprattutto nelle piante del proprio giardino. Libro tristissimo, ma molto ben scritto, con taglio decisamente femminile. L'esplorazione delle emozioni descritte nel concepire la fine dell'esistenza non fa bene a chi legge.
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Chi riceve una diagnosi di malattia inguaribile, vive settimane e mesi molto speciali. Dopo il trauma, l'angosciosa incertezza di ciò che accadrà può diventare pervasiva. Ma esistono anche altri modi e pensieri. Il libro ne racconta uno, che ha a che fare con l'incanto di una natura amata e trovata soprattutto nelle piante del proprio giardino. Libro tristissimo, ma molto ben scritto, con taglio decisamente femminile. L'esplorazione delle emozioni descritte nel concepire la fine dell'esistenza non fa bene a chi legge; non si tratta dunque di cure palliative, ma di uno specchio sul quale preferiamo tutti che siano gli altri e non noi a riflettercisi.
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