Non è un libro semplice da leggere, per lo stile dell'autore, per i riferimenti che "bisogna avere", per l'ambientazione che ci risulta lontana, ma per me è stato un tuffo nel mondo dell'autore e in uno spaccato importante della storia del Portogallo, oltre che nella cultura lisboeta. Il primo dei tanti libri che poi ho amato di Saramago.
L'anno della morte di Ricardo Reis
Nel 1936, mentre all'orizzonte si preannuncia la seconda guerra mondiale, scoppia la guerra di Spagna. In quello stesso fatidico 1936 muore Ricardo Reis, solo un anno dopo la scomparsa del suo inventore, Fernando Pessoa. Reis è infatti uno dei tanti eteronimi di Pessoa, che ne aveva immaginato l'ideale biografia (nato a Porto nel 1887, educato dai gesuiti, medico, espatriato per ragioni politiche in Brasile nel 1919) e gli aveva attribuito come poeta classicistiche odi oraziane, ma non gli aveva dato carne e sentimenti. Cosa che invece compie Saramago, che lo fa tornare dal volontario esilio in occasione della morte del suo creatore, gli fa aprire uno studio medico a Lisbona, gli fa vivere una vita sociale, gli fa avere due donne, la cameriera d'albergo Lidia e la giovane Marcenda, e un figlio, e prima di morire lo fa essere testimone di tragici eventi, filtro attraverso cui rileggere la storia della patria salazarista, allineata a fascisti, nazisti e falangisti in tutt'Europa.
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Anno edizione:2009
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Silvia 28 settembre 2025Il libro che mi ha fatto scoprire Saramago
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Siamo nella Lisbona del 1936, l'anno successivo alla morte di Fernando Pessoa, grande poeta portoghese. Saramago decide di concedere ad uno dei suoi alter ego, Ricardo Reis, un ultimo anno di vita; si rivelerà un anno intenso, di grandi cambiamenti che prennunciano il secondo conflitto mondiali. Ricardo Reis rappresenta l'alter ego monarchico, conservatore, reazionario ed inetto di Pessoa. Medico, ma anche poeta, attaccato alla tradizione classica e al formalismo che caratterizza il suo tempo. In un dialogo continuo con se stesso, cioè con lo spirito di Pessoa, in un limbo tra vita ed oblio, e in un senso di non appartenenza tipico del ritorno in patria, dopo anni come emigrante in Brasile, Ricardo si rende conto sempre più della sua inettitudine ed estemporaneità, che culmina alla fine della narrazione con la sua morte. Per quanto Saramago rappresenti uno dei capisaldi della letteratura moderna, ed io ami profondamente i suoi romanzi, mi sento di dire che la lettura di questo in particolare non è particolarmente agevole. Si tratta di un libro dove bisogna immergersi per poterlo apprezzare. Le contestualizzazioni storiche di cui è cosparsa la narrazione la rendono a tratti un po' lenta, e non agevole per il lettore non preparato. Mi sento di consigliarlo a chi cerchi qualcosa di veramente storicamente saldo, quanto originale nell'impianto e nella narrazione. Per gli amanti di Saramago sicuramente è l'ideale, per chi si aspetta grandi soddisfazioni con poco impegno non direi. Buona lettura!
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Steffi Rivelli 12 marzo 2017
Attraverso il decadimento fisico e morale di Ricardo Reis, uno degli "eponimi" di Fernando Pessoa, con la solita maestria creativa Josè Saramago ci fa rivivere la spirale discendente di un'Europa che nell'anno 1936 si avvia verso la follia della guerra. Malinconico fino al parossismo, quasi straziante nella ricostruzione di un uomo e, attraverso di esso, di un momento storico che contiene già in se i semi del male che di lì a poco si sarebbe impadronito dell'Europa e del mondo intero. Lo stile di Saramago, questa sorta di ammaliante concinnitas in salsa portoghese, così atipica nel suo totale dispregio delle regole basilari della punteggiatura, con quella prosa fluente e così piena e compatta, avvolge il lettore e lo spinge a restare attaccato al libro, ad accompagnare la lenta e inesorabile discesa negli inferi di uno dei personaggi più inquietanti nati dalla geniale penna di Saramago.
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