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Siamo nella Lisbona del 1936, l'anno successivo alla morte di Fernando Pessoa, grande poeta portoghese. Saramago decide di concedere ad uno dei suoi alter ego, Ricardo Reis, un ultimo anno di vita; si rivelerà un anno intenso, di grandi cambiamenti che prennunciano il secondo conflitto mondiali. Ricardo Reis rappresenta l'alter ego monarchico, conservatore, reazionario ed inetto di Pessoa. Medico, ma anche poeta, attaccato alla tradizione classica e al formalismo che caratterizza il suo tempo. In un dialogo continuo con se stesso, cioè con lo spirito di Pessoa, in un limbo tra vita ed oblio, e in un senso di non appartenenza tipico del ritorno in patria, dopo anni come emigrante in Brasile, Ricardo si rende conto sempre più della sua inettitudine ed estemporaneità, che culmina alla fine della narrazione con la sua morte. Per quanto Saramago rappresenti uno dei capisaldi della letteratura moderna, ed io ami profondamente i suoi romanzi, mi sento di dire che la lettura di questo in particolare non è particolarmente agevole. Si tratta di un libro dove bisogna immergersi per poterlo apprezzare. Le contestualizzazioni storiche di cui è cosparsa la narrazione la rendono a tratti un po' lenta, e non agevole per il lettore non preparato. Mi sento di consigliarlo a chi cerchi qualcosa di veramente storicamente saldo, quanto originale nell'impianto e nella narrazione. Per gli amanti di Saramago sicuramente è l'ideale, per chi si aspetta grandi soddisfazioni con poco impegno non direi. Buona lettura!
Attraverso il decadimento fisico e morale di Ricardo Reis, uno degli "eponimi" di Fernando Pessoa, con la solita maestria creativa Josè Saramago ci fa rivivere la spirale discendente di un'Europa che nell'anno 1936 si avvia verso la follia della guerra. Malinconico fino al parossismo, quasi straziante nella ricostruzione di un uomo e, attraverso di esso, di un momento storico che contiene già in se i semi del male che di lì a poco si sarebbe impadronito dell'Europa e del mondo intero. Lo stile di Saramago, questa sorta di ammaliante concinnitas in salsa portoghese, così atipica nel suo totale dispregio delle regole basilari della punteggiatura, con quella prosa fluente e così piena e compatta, avvolge il lettore e lo spinge a restare attaccato al libro, ad accompagnare la lenta e inesorabile discesa negli inferi di uno dei personaggi più inquietanti nati dalla geniale penna di Saramago.
La letteratura lusitana ha due punti di riferimento che ne delimitano gli estremi concettuali, da un lato Fernando Pessoa, monarchico, mistico, per certi versi conservatore e intimista, dall'altro Josè Saramago, repubblicano, comunista, materialista e proiettato verso una letteratura che sa dare visione al mondo e alla società che ci circonda. In quest'opera di Saramago, i due mondi, solo in apparenza inconciliabili, si toccano e si fondono nella lettura di un momento storico determinante per tutta l' Europa. Il 1936, infatti, è l'anno d'oro dei fascismi, Salazar in Portogallo è osannato come salvatore della Patria, la Guerra Civil investe el Caudillo Franco comandante in capo della Spagna, ammainando l'utopia Repubblicana e fornendo ai fascisti europei un terreno di prova per convogliare le forze in preparazione dell'imminente guerra mondiale. Mussolini invade l'Etiopia e Hitler, più forte che mai, rimilitarizza la Renania e minaccia invasioni oltre i confini tedeschi. Nel 1936, Ricardo Reis (eteronimo di Fernando Pessoa), si reca a Lisbona da Rio de Janeiro proprio in seguito alla scomparsa di Fernando Pessoa. Incontra, però, il suo fantasma nel suo hotel e per le vie di Lisbona, e insieme parlano di cosa può portare questo strano e preoccupante anno 1936, attraverso gli articoli dei giornali che aggiornano costantemente Ricardo Reis, alias Fernando Pessoa (alias Josè Saramago) sulle evoluzioni di un mondo che diventa sempre più inconciliabile con l'uomo e un futuro che si fa sempre più scuro e autoritario. Un'opera a metà tra il romanzo storico e il metaromanzo esistenziale nel quale Saramago riesce sapientemente a mettere in relazione l'uomo-Pessoa con uno dei suoi tanti eteronimi senza cadere nella trappola temporale di chi scrive di vicende storiche conoscendone le conseguenze.
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