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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2022
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Come al solito Angela dà una spiccata impronta didascalica al libro, molto apprezzata da chi, come me, non ha molta dimestichezza con la storia antica. Il libro affronta il ritrovamento casuale dei bronzi cercando, di spiegare il perché si trovassero nelle acque italiane, di capire chi davvero le abbia sapientemente realizzate (tracciandone quindi il contesto storico-artistico). Infine si arriva ai giorni nostri con dovizia di aneddoti a me sconosciuti e la descrizione affascinante delle tecniche di restauro utilizzate. Insomma un libro per chi davvero ne vuole sapere di più. Consigliato!
Benché abbia apprezzato molto questo libro, non mi è sembrato al livello degli altri lavori di Alberto Angela. La vena è quella di altri libri dello stesso autore ("San Pietro" e "Viaggio nella Cappella Sistina"): una sorta di commento (non troppo specialistico) ad una singola opera, sviluppato in forma discorsiva accompagnato da molte foto. E ciò me l'ha fatto apprezzare molto, forse soprattutto perché non so molto riguardo i Bronzi di Riace e il loro contesto storico (perlomeno, meno di quello che potrei sapere riguardo il contesto delle altre opere citate in precedenza). Tuttavia, benché sempre di buona qualità come gli altri libri di Alberto Angela, sia il testo che le immagini sono decisamente carenti. Alcune foto sono persino mosse/sfocate (come quelle che potrei fare io con una macchinetta fotografica); è specificato all'interno del libro che non tutte le foto sono opera di professionisti, e ciò potrebbe anche andare bene, ma alcune foto abbassano veramente il livello complessivo. Il testo sembra mancare la solita verve degli altri libri di Alberto Angela (forse nella foga di essere completato per cavalcare l'onda delle buona vendite di altri libri non è stato così curato come avrebbe potuto essere). Insomma, il libro di per sé non è male, soffre del paragone che viene spontaneo fare con gli altri libri dello stesso autore.
Una monografia romanzata Il saggio di Albero Angela riguarda i “Bronzi di Riace” (Rizzoli 2014) e, leggendo il sottotitolo “L’avventura di due eroi restituiti dal mare”, si comprende immediatamente lo spirito romanzesco con cui è narrata la vicenda di questi capolavori riportati alla luce nel 1972. La definizione di “monografia romanzata”, sopraggiuntami alla mente nel corso della lettura, mi sembra ancora la più adatta per definire un testo che, pur possedendo le informazioni specialistiche di un saggio, è strutturato come un romanzo il cui inizio coincide con lo straordinario ritrovamento nei fondali marini di Riace (Reggio Calabria) e la sua fine con la considerazione delle ipotesi riguardo ai misteri rimasti insoluti. Dopo una soddisfacente analisi stilistica e un confronto tra i due eroi denominati sia “il Giovane e l’Uomo maturo” sia “Bronzo A e Bronzo B”, Angela descrive il mondo classico della città di Atene all’apice del suo splendore e la Magna Grecia in cui i due capolavori sono approdati in modo da proporre al lettore il periodo storico di riferimento. Non limitandosi a una descrizione dettagliata delle opere considerate ma estendendo il campo ai precedenti artistici dei bronzi stessi, l’autore cita capolavori rappresentativi del periodo arcaico dei quali allega le immagini (Moschophoros, Auriga di Delfi…) al fine di permettere al lettore di comprendere la graduale evoluzione formale che ha condotto all’anatomia perfetta delle due sculture. E’ apprezzabile l’analisi condotta dal particolare al generale considerato che le opere, una volta descritte, devono essere collocate nel periodo storico-artistico che le ha “partorite” al fine di conoscerle veramente, essendo il frutto creativo di un artista che ha vissuto in una determinata epoca. A questo proposito l’autore parla di bellezza ideale rappresentata dal celebre “Doriforo” dell’artista Policleto che era allievo di Agelada il Giovane, artista cui è stato attribuito il Bronzo A. L’ipotesi che i parametri scelti al fine di eseguire un’opera d’arte perfetta, riportati nel “Canone” da Policleto stesso, fossero già conosciuti ai tempi delle due sculture, è verosimile e accresce il valore dei nostri eroi, soprattutto se consideriamo il numero esiguo delle opere di bronzo ancora in circolazione e in questo stato di conservazione. La parte finale del libro riguarda proprio quest’ultimo aspetto, il restauro dopo il ritrovamento e quelli successivi che hanno permesso, con l’ausilio delle moderne tecnologie, di riportare in vita due opere che il mare aveva conservato per un tempo indefinito ma anche corroso e danneggiato in modo considerevole (le terre di fusione contenute all’interno sono state completamente eliminate nel 1992-95). Collocati definitivamente nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, oggi i bronzi di Riace sono il fulcro del museo e la loro sola presenza vale integralmente il costo del biglietto, anzi un viaggio per poterli raggiungere e ammirare nel loro eterno splendore. Sistemi antisismici di sicurezza sono stati allestiti per proteggerli affinché l’umanità possa continuare a fruirne (il terremoto del 1908 fu catastrofico). L’autore si congeda dal lettore con delle domande che costituiscono uno stimolo per approfondire le ricerche. Il naufragio ipotizzato, l’analisi delle terre di fusione, la provenienza, i soggetti che raffigurano, la vicenda oscura del ritrovamento sono aspetti molto curiosi sia per il grande pubblico sia per gli studiosi cui si deve la conoscenza che oggi possediamo. Molto resta ancora da scoprire e questo libro è una buona ricognizione di una vicenda che continua ad affascinarci da quel fatidico agosto del 1972. (Gabriele Guglielmino docente e storico dell’arte)
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