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Anno edizione: 2014
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La scoperta del problema meridionale non solo come episodio di una condizione arcaica, intollerabile nella nostra società, ma anche come teatro di una straordinaria civiltà contadina.
«Eboli – dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo – e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali.» Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: «La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari».
Un romanzo che rievoca le vicende biografiche di Levi durante il confino fascista in Lucania. Scritto con grande realismo e disincanto, il romanzo offre uno sguardo critico al mondo contadino e al mondo popolare, di cui vengono descritte le usanze e i riti (e allo stesso tempo anche la miseria) con profondo rispetto. Uno sguardo fresco e rispettoso verso un paese che l'ha accolto e al tempo stesso protetto. Non mancano anche i riferimenti, non troppo impliciti, alla classa dirigente locale fascista, in un mix tra condanna e sarcasmo. Lettura consigliatissima.
una piacevolissima immersione nella storia passata, e neanche troppo, di una parte di Lucania ai più sconosciuta. la miseria e la rassegnazione la fanno da padrone, tutta la narrazione è permeata da un senso angosciante di profonda impotenza. anche quando gli animi sono sollecitati dal senso della giustizia e si votano alla rivolta, tutto si risolve in un ineluttabile nulla di fatto. da leggere assolutamente per avere un assaggio di questione meridionale, ma anche per una serie di aneddoti e fatti magici che rendono la narrazione affascinante.
Questa è la storia vera dello scrittore che durante gli anni 30 fu confinato in Lucania dal governo fascista e abitò tra due villaggi, prima Grassano e poi Gagliano. a terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Storia degli abitanti di Gagliano che formavano un piccolo loro mondo a parte, su territorio italiano, ma allo stesso tempo fuori dal quel territorio. Perché questa piccola comunità contadina con tutti i suoi problemi, le malattie, i medici da strapazzo, le formule magiche e le scrofe da sanare deve pensare a sopravvivere, procurarsi il pane sulla tavola a pranzo e ha già fin troppo a cui pensare, non può preoccuparsi del fascismo e dalla società italiana che di loro se ne infischia. Carlo Levi si fa ambasciatore di un problema troppo comune e troppo sottovaluto – e i cui frutti non sono ancora oggi del tutto marciti – quello meridionale, la questione di villaggi fin troppo tempo lasciati al proprio destino, derubati delle piccole cose che spetterebbero a ogni essere umano, costretti a vivere nella miseria. L’autore ci racconta quel suo iniziale scetticismo nell’entrare nella vita quotidiana di Gagliano, deluso anche per essere stato spostato da Grassano, città nella quale ormai si era ambientato e alla quale si era legato. Tuttavia con lo scorrere delle stagioni, comincerà a capire anche gli ingranaggi di questi altri e cercherà di essere d’aiuto fino a quando, circa dieci anni dopo, incapace di portare a termine la promessa fatta di tornare a trovarli, deciderà di raccontare la loro Storia. Ho trovato lo stile di Carlo Levi molto leggero, d’altronde è simile a quello di un diario, ma anche ricco di riferimenti storici – e non poteva essere altrimenti – che possono solo aiutare a capire la situazione di quelli che per quasi due anni sono stati suoi concittadini. Ho pensato che è un libro che ogni italiano, come tale, dovrebbe leggere: non importa dove sia nato e dove sia cresciuto, questa storia è parte della storia del nostro paese, una parentesi totalmente diversa da quelle che si studiano nei libri di storia e che proprio per questo va diffusa.
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