Davanti al dolore degli altri - Susan Sontag - copertina
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Davanti al dolore degli altri
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Descrizione

Questo libro, pubblicato nel 2003, è ancora ricco di spinta e incisività, oltre a restare un irriducibile atto d'accusa contro la violenza: “nessuno può pensare e al tempo stesso colpire un altro essere vivente”.


Le sofferenze della guerra e l'orrore della morte si stampano nella mente attraverso immagini che lasciano un'impronta ostinata: dai cadaveri dei soldati della Guerra Civile Americana fotografati da Alexander Gardner alla celeberrima Morte di un miliziano repubblicano di Robert Capa, dalla bandiera usa a Iwo Jima ai bambini vietnamiti bruciati dal napalm, dalle foto dei lager nazisti nel gennaio del '45 a quelle del campo di Omarska in Bosnia, per arrivare fino alle rovine di Ground Zero. Susan Sontag parla, a questo proposito, dello “shock” della rappresentazione fotografica, che ci mette in modo autoritario e immediato davanti al dolore degli altri. Esaminando la cavalcata di questo shock nel corso del tempo, l'autrice arriva a un nodo cruciale della nostra contemporaneità: malgrado la complessità e l'instabilità dei concetti di realtà/riproduzione, memoria/oblio pubblico, visibilità/invisibilità, il “valore etico” delle immagini di sofferenza che ci investono – a volte fino all'ipersaturazione – rimane intatto. E rimangono le domande che percorrono stringenti le pagine di questo libro: cosa succede davanti alla rappresentazione del dolore degli altri? È possibile una “riproduzione” del dolore? Come si può fotografarlo o filmarlo senza sottrargli verità o produrre effetti di voyeurismo? E, più alla radice, chi è l'altro, quell'emblema perturbante che ci interpella dalla sua riproduzione?

Dettagli

11 marzo 2021
160 p., Brossura
Regarding the pain of others
9788874528868

Valutazioni e recensioni

  • Susanna

    Amo Susan Sontag e con questo libro non si sbilancia. Non si parla mai abbastanza di questo tema.

  • Leonard_woolf
    Testo un po' datato ma comunque in ottima forma

    Come reagiamo al sangue in prima pagina e in prima visione? Come ci sentiamo quando accendendo la televisione, entrando sui social, sfogliando il quotidiano ci imbattiamo in corpi umani rovinati dalla violenza e dalla guerra? Per rispondere a questa domanda si fa molta fatica a ignorare la consapevolezza che dovremmo sentirci contrariati, inorriditi e rattrappiti nel nostro J'accuse contro la guerra e la violenza. Il punto però è che non ci sentiamo così: siamo assuefatti da fotografie e video che mostrano abitazioni bombardate, bambini morti per strada, piroscafi silurati, uomini e donne maltrattati e uccisi a causa di incongruenze ideologiche. Grazie ai telegiornali, ma ancor prima e soprattutto alla fotografia, realtà, immagine e dolore si combinano tra loro in un composto di atrocità che lungo andare si rattrappisce davanti ai nostri occhi, e diventando notizia tra le notizie assume lo spessore di un pettegolezzo. Perché pur mantenendo la loro immediatezza le immagini di guerra e di sofferenza non hanno più presa su di noi? Perché non ci ammoniscono più? Servono a qualcosa? E se sì, a cosa? Percorrere con lo sguardo il fiume di dolore che scorre negli occhi di un uomo fotografato nel momento esatto in cui un proiettile lo colpisce ci può aiutare a comprendere che il male fa male? Possono, insomma, delle immagini di guerra sembrare così familiari da allontanarci dalla loro atrocità? Riusciamo ancora a sostare davanti al dolore degli altri? In "Davanti al dolore degli altri" Susan Sontag si interroga sull'influenza delle immagini pittoriche prima e fotografiche poi sulla nostra percezione della realtà: se dipingere e fotografare una scena di guerra o una strada piena di cadaveri significa isolare un evento e quindi escludere ciò che gli sta attorno - e quindi fuori dalla cornice - perché allora non riusciamo a sentire con il cuore e con la mente quello che l'immagine vuole comunicare? È sempre stato così?

Conosci l'autore

Foto di Susan Sontag

Susan Sontag

1933, New York

Scrittrice statunitense. Dopo un iter di studi in filosofia presso le università di Berkeley e Chicago, S. si laureò in letteratura inglese alla Harvard university nel 1954. Proseguì poi la propria formazione in Europa (università di Oxford, 1957; Parigi, 1957-58). Nel 1959 si stabilì a New York, muovendo i primi passe in una carriera di saggista free lance. Per un breve periodo di tempo diresse la rivista Commentary. Dopo aver insegnato letteratura e filosofia in diverse università americane, si dedicò completamente, anche grazie alle possibilità datele da varie, prestigiose borse di studio (Guggenheim, Rockefeller), all'attività di ricerca in proprio.Il pensiero di Sontag crea ponti fra la cultura filosofica e letteraria...

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