La vicenda personale della poetessa-scrittrice, narrata e ricostruita in maniera accuratissima, è molto interessante e coinvolgente e appartiene a un contesto storico (i primi anni ‘60) carico di luci (economiche) e ombre (socio-culturali). Tuttavia lo stile utilizzato, seppur raffinato, si è dimostrato, per me, troppo pesante, spesso pomposo e ridondante, con una costruzione sovente più affine alla poesia che a un racconto. È per questo motivo che non sono riuscita ad apprezzare appieno quest’opera; la mia valutazione è 2/3 su 5. Leggerò comunque altro di questa autrice.
Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca
Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. E indagando sul passato illumina di una luce nuova la sua vita. Dove non mi hai portata è un libro intimo eppure pubblico, profondamente emozionante e insieme lucidissimo. Attraversando lo specchio del tempo, racconta una scheggia di storia d'Italia e le vite interrotte delle donne. Ma è anche un'indagine sentimentale che non lascia scampo a nessuno, neppure a chi legge. Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l'estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall'inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell'epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Piú di cinquant'anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s'informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l'Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l'autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora piú intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell'epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un'Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d'amore.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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PaolaS. 25 aprile 2025Troppo pesante e pomposo
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Enrico 18 marzo 2025Una indagine straziante
Libro insieme molto triste e molto lucido. Parte dagli albori di una tragedia per raccontare dettagliatamente ogni pensiero, movimento e scelta fatti. È un diario, una inquisizione precisa sia psicologica che fattuale. Nonostante la contrapposizione tra scrittura di cronaca e scrittura poetica sia certamente voluta, personalmente mi ha disorientato un poco. Ad ogni modo, i momenti in cui la poesia si esprime al massimo (soprattutto le parti in campagna) sono eccezionali.
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wendy 28 febbraio 2025
Il concetto del libro è molto bella ma non mi è piaciuta la scrittura: pesante e poco scorrevole, manieristica direi
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