Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +10 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2019
Anno edizione:
Narrando la cronistoria di un avvenimento doloroso ma anche umanamente e politicamente trasformativo, Ernaux innalza la sua voce esattissima, e per questo irrefutabile, contro i silenzi, i ricatti e le ipocrisie delle istituzioni e delle coscienze, e ci disvela un episodio rimosso del suo grande affresco autobiografico.
«Ernaux riesce di nuovo a immergersi nel suo passato e tradurlo in un racconto collettivo, districandosi con soave ma lucida ferocia tra ciò che concerne la legge, la vita e la morte. Ma soprattutto l’essere madre.» – Sette
«Un’altissima, universale dichiarazione d’amore per la scrittura, quasi un manifesto della sua necessità.» – Tuttolibri
«Il vero scopo della mia vita forse è solamente questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri divengano scrittura.»
Nel 1963, in seguito a un’analisi del sangue, Annie Ernaux scopre di essere incinta e decide di interrompere la gravidanza. L’aborto è illegale in Francia – addirittura la parola stessa è bandita, non ha un suo «posto nel linguaggio» – e la giovane Annie è costretta a seguire vie clandestine. La lotta per questo diritto non ancora divenuto tale e lo scontro con un universo clinico e sociale «che impedisce alla donna di dirsi e di pensarsi» sono al cuore di questo spietato libro della grande autrice francese.Estremamente crudo, vero e agghiacciante. Libro potentissimo che consiglio vivamente, ma con qualche riserva se si è facilmente impressionabili.
Crudo, reale, toccante; null'altro.
È orribile: sono incinta”. Eh si la gravidanza non è sempre desiderata, anzi a volte diventa odiata. Inizia così il calvario di una studentessa 23 enne, che nella Francia del 1963, quando l’aborto non era ancora legalizzato, cerca di mettere fine a questo “evento”, ma la società francese non le riconosce questo diritto. Man mano che le pagine si sfogliano, il tempo biologico della gravidanza scorre e la disperazione della protagonista aumenta. Tanto da spingerla a provare da sola, infilandosi un ferro da lana nel suo sesso oppure sperare in una caduta sulla neve. Pur nell’assenza di una norma giuridica permissiva, il fenomeno degli aborti clandestini (eseguiti da medici compiacenti o con tecniche improvvisate e pericolose) non solo era diffuso ma addirittura tollerato. I “cucchiai d’oro” o “la fabbrica degli angeli” sono termini ed espressioni comuni, direi universali e presenti in ogni latitudine. La scrittrice ci descrive, con uno stile diretto e privo di fronzoli, il grido di aiuto di una generazione di donne che con il loro coraggio hanno dato alla Francia, ma direi ai paesi occidentali, un diritto umano irrinunciabile. La libertà passa dalla scelta. Un romanzo che nasce dall’esperienza traumatica dell’aborto clandestino della stessa autrice. Ernaux ha avuto il coraggio di far cadere un tabù, un muro di omertà e di conformismo che circonda l’interruzione volontaria della gravidanza. L’autrice non si preoccupa di edulcorare la pillola amara della sofferenza, anzi scende nei dettagli senza pudori e senza rimpianti. Un libro coraggioso e allo stesso tempo militante perché, inutile girarci intorno, il diritto all’aborto è in pericolo in molti paesi occidentali. E serve proteggerlo.
Recensioni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore