Propr. Julius D., regista statunitense. Dopo esperienze radiofoniche e teatrali, si trasferisce a Hollywood, prima alla rko e subito dopo alla Metro Goldwyn Mayer, dove dirige film di non eccelso profilo, con l'eccezione di Il fantasma di Canterville (1944), una commedia brillante interpretata da C. Laughton. Dopo la scadenza del contratto con la mgm ha finalmente l'occasione di girare un'opera autenticamente personale, Forza bruta (1946), cruda denuncia del sistema carcerario americano, foscamente realista e interpretata magistralmente da B. Lancaster. Tuttavia è con il successivo La città nuda (1948) che raggiunge un notevole equilibrio stilistico, portando sullo schermo un'indagine poliziesca dal tono fortemente anticonformista, anche per le riprese in esterni che rimandano una visione inconsueta della povertà del quartiere dei «docks» di New York. I due film escono in clima già maccartista, e D. comincia a incontrare difficoltà di ogni genere. Dopo aver diretto I corsari della strada (1949), un film sui camionisti italiani in California, lascia gli Stati Uniti per la Francia. Le difficoltà non vengono meno fino a quando, nel 1955, gli viene affidata la regia di Rififì, un «polar» ad alta tensione, gelido e intriso di nichilismo. Il film ottiene un grande riscontro di pubblico, e D. può dirigere il graffiante Colui che deve morire (1957) e Mai di domenica (1960) che, interpretato dalla moglie, M. Mercouri, ottiene un clamoroso successo. In seguito il suo estro perde quota in opere di scarsa consistenza, quali Fedra (1962), Topkapi (1964), Promessa all'alba (1970).