Sicuramente uno dei più belli della serie di Montalbano, per lo meno fin'ora. Un'indagine molto coinvolgente, che si intreccia con la vita di tante persone per poi concludersi con un finale che lascia senza parole




La gita a Tindari
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Tutti i formati ed edizioni

Anno edizione: 2000

Anno edizione: 2012



Descrizione
Premio Bancarella 2001. Camilleri inaugura l'anno da poco iniziato con un nuovo romanzo che riporta sulla scena il "suo" Montalbano, il detective ormai più famoso d'Italia, protagonista di complessi casi investigativi e di un fortunatissimo successo letterario. Questa volta le vicende del simpatico poliziotto si svolgono tra Vigàta e Tindari, suggestivo promontorio carico di riminescenze storiche arcaiche, alla ricerca del misterioso legame che ha accomunato nella medesima morte violenta tre persone tra di loro estranee. Grazie al suo inconfondibile intuito professionale e ancor più forse della sua sensibilità di uomo, Montalbano concluderà con successo le indagini, muovendosi al confine tra il mondo della tradizione e il mondo della modernità; lui, cinquantenne, in vena di bilanci e previsioni sulla vita e sul futuro, alle prese con la realtà attuale della tecnologia avanzata e di Internet, che rendono superflua ogni appartenenza, confine o distanza geografica. Un confronto che lo porterà a dubitare persino di non essere adeguato ai tempi. Al di là di questi riflessioni e incertezze che accrescono l'umanità del personaggio, rendendolo una figura ancor più vera e familiare, questo quinto romanzo della "saga" di Montalbano riconferma intatto la sapienza della narrazione di Camilleri, in cui si mescolano il fascino di una lingua costantemente protesa al dialetto, la suggestione dell'intreccio, la vivacità dei personaggi.
Tropes e temi
Dettagli
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:7
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Anno edizione:2000
Indice
Le prime frasi del romanzo:
Uno
Che fosse vigilante, se ne faceva capace dal fatto che la testa gli funzionava secondo logica e non seguendo l'assurdo labirinto del sogno, che sentiva il regolare sciabordio del mare, che un venticello di prim'alba trasìva dalla finestra spalancata. Ma continuava ostinatamente a tenere gli occhi inserrati, sapeva che tutto il malumore che lo maceriava dintra sarebbe sbommicato di fora appena aperti gli occhi, facendogli fare o dire minchiate delle quali doppo avrebbe dovuto pentirsi.Gli arrivò la friscatina di uno che caminava sulla spiaggia. A quell'ora, certamente qualcuno che andava per travaglio a Vigàta. Il motivo friscato gli era cognito, ma non ne ricordava né il titolo né le parole. Del resto, che importanza aveva? Non era mai riuscito a friscare, manco infilandosi un dito in culo. "Si mise un dito in culo / e trasse un fischio acuto / segnale convenuto / delle guardie di città"... Era una fesseria che un amico milanese della scuola di polizia qualche volta gli aveva canticchiato e che gli era rimasta impressa. E per questa sua incapacità di friscare, alle elementari era stato vittima prediletta dei suoi compagnucci di scuola che erano maestri nell'arte di friscare alla pecorara, alla marinara, alla montanara aggiungendovi estrose variazioni. I compagni! Ecco che cosa gli aveva procurato la mala nottata! Il ricordo dei compagni e la notizia letta sul giornale, poco prima d'andare a coricarsi, che il dottor Carlo Militello, non ancora cinquantino, era stato nominato Presidente della seconda più importante banca dell'isola. Il giornale formulava i più sentiti auguri al neo Presidente, del quale stampava la fotografia: occhiali certamente d'oro, vestito griffato, camicia inappuntabile, cravatta finissima. Un uomo arrivato, un uomo d'ordine, difensore dei grandi Valori (tanto quelli della Borsa quanto quelli della Famiglia, della Patria, della Libertà). Se lo ricordava bene, Montalbano, questo suo compagnuccio non delle elementari, ma del '68!
"Impiccheremo i nemici del popolo con le loro cravatte!".
"Le banche servono solo a essere svaligiate!".
Carlo Militello, soprannominato "Carlo Martello", in primisi per i suoi atteggiamenti di capo supremo e in secundisi perché contro gli avversari adoperava parole come martellate e cazzotti peggio delle martellate. Il più intransigente, il più inflessibile, che al suo confronto il tanto invocato nei cortei Ho Chi Min sarebbe parso un riformista socialdemocratico. Aveva obbligato tutti a non fumare sigarette per non arricchire il Monopolio di Stato, spinelli e canne sì, a volontà. Sosteneva che in un solo momento della sua vita il compagno Stalin aveva agito bene: quando si era messo a rapinare banche per finanziare il partito. "Stato" era una parola che dava a tutti il malostare, li faceva arraggiare come tori davanti allo straccio rosso. Di quei giorni Montalbano ricordava soprattutto una poesia di Pasolini che difendeva la polizia contro gli studenti a Valle Giulia, a Roma. Tutti i suoi compagni avevano sputato su quei versi, lui aveva tentato di difenderli: "Però è una bella poesia". A momenti Carlo Martello, se non lo tenevano, gli scassava la faccia con uno dei suoi micidiali cazzotti. Perché allora quella poesia non gli dispiacque? Vedeva in essa già segnato il suo destino di sbirro? Ad ogni modo, nel corso degli anni, aveva visto i suoi compagni, quelli mitici del '68, principiare a "ragionare". E ragionando ragionando, gli astratti furori si erano ammosciati e quindi stracangiati in concrete acquiescenze. E adesso, fatta eccezione per qualcuno che con straordinaria dignità sopportava da oltre un decennio processi e carcere per un delitto palesemente non commesso né ordinato, fatta eccezione ancora per un altro oscuramente ammazzato, i rimanenti si erano tutti piazzati benissimo, saltabeccando da sinistra a destra, poi ancora a sinistra, poi ancora a destra, e c'era chi dirigeva un giornale, chi una televisione, chi era diventato un grosso manager di Stato, chi deputato o senatore. Visto che non erano arrinisciuti a cangiare la società, avevano cangiato se stessi. Oppure non avevano manco avuto bisogno di cangiare, perché nel '68 avevano solamente fatto teatro, indossando costumi e maschere di rivoluzionari. La nomina di Carlo ex Martello non gli era proprio calata. Soprattutto perché gli aveva provocato un altro pinsèro e questo certamente il più fastidioso di tutti.
Valutazioni e recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Eleogiro 28 dicembre 2024Uno dei migliori
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Ladra di parole 08 marzo 2023La gita a Tindari
Questa nuova indagine de "Il commissario Montalbano" ha come sfondo un promontorio a picco sul mare, ricco di misteri: Tindari. Tre persone che apparentemente non hanno nessun legame tra di loro sono state uccise: un giovane con una vita sentimentale intensa e che ha uno stile di vita al di sopra dei mezzi che apparentemente possiede e una coppia di anziani coniugi molto solitari e scontrosi. Vivono nello stesso condominio e ciò accende una lampadina nella mente del commissario, che inizia a ricercare un legame tra i tre, una linea sottile e ingarbugliata. In questo romanzo incontreremo per la prima volta Beba, la futura moglie del vice questore Mimì Augello. Come sempre Camilleri con la sua penna incisiva, caratterizza alla perfezione ogni personaggio, sempre capace di costruire atmosfere vivide e riesce ad inserire la giusta comicità in una storia cupa e crudele.
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o_pappc 09 ottobre 2022Bello ma non il migliore
Onestamente, tra i libri di montalbano, è quello che ho apprezzato di meno. La storia un po' troppo intricata. Vediamo il prossimo
Recensioni
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Conosci l'autore

Andrea Camilleri
1925, Porto Empedocle (Agrigento)Nato a Porto Empedocle (Agrigento), Andrea Camilleri ha vissuto per anni a Roma. Dal 1939 al 1943, dopo un periodo in un collegio da cui viene espulso, studia ad Agrigento al Liceo Classico Empedocle dove ottiene la maturità classica senza dover sostenere l’esame a causa dell’imminente sbarco degli alleati in Sicilia. A giugno inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paura". S’iscrive all’Università (Facoltà di lettere) ma non si laureerà mai. Si iscrive anche al Partito Comunista.Inizia a pubblicare racconti e poesie e vince il Premio...
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