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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2016
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"No, non credo che Gesù sia risorto. Non credo che un uomo sia tornato dal mondo dei morti. Ma il fatto che lo si possa credere, e che io stesso l'abbia creduto, mi intriga, mi affascina, mi turba, mi sconvolge - non so quale sia il verbo più adatto. Scrivo questo libro per non pensare, ora che non ci credo più, di saperne più di quelli che ci credono e di me stesso quando ci credevo. Scrivo questo libro per cercare di non essere troppo d'accordo con me stesso." Un'indagine personale, che non si avvicina mai troppo alla figura di Gesù, preferendo concentrarsi sui fautori del Cristianesimo, in particolare sull'evangelista Luca e su Paolo di Tarso. Fin quasi a metà l'ho letto senza respirare: Carrère è bravo a scrivere, a tenere viva la tua curiosità inserendo aneddoti e riflessioni; è egocentrico, ma sincero. La seconda parte è più confusa e dispersiva, poco coraggiosa.
Emanuel Carrere si confronta con un tema significativo, cioè le origini problematiche della predicazione paolina. Dopo aver studiato Teologia per diversi anni, confermo che le riflessioni contenute in quest'opera sono acute e molto utili sia per un laico sia per un "iniziato". Il viaggio di Paolo è narrato in maniera accattivante, con lo stile dinamico di Limonov. Detto questo, avrei valutato la trama 2.5 su 5 se fosse stato possibile perchè il confronto tra Carrere e la religione è sicuramente meno "entusiasmante" dell'avventura di 2000 anni fa. Verrebbe quasi voglia di esercitare il diritto del lettore di saltare le pagine, se non ci si sentisse troppo in colpa.
Un libro di una estrema complessità e accuratezza teleologica che solo uno scrittore grandissimo come Carrere poteva trasformare in un testo scorrevole, quasi un dialogo con il lettore dove l’autore parla di se stesso, della sua conversione religiosa, del suo ritorno all’ateismo, il tutto attraverso l’analisi dell’opera e della vita di San Paolo e del testamento di Luca. E’ difficile commentare un libro così immenso: mi ha colpito molto la descrizione della figura di San Paolo e di come la sua visione religiosa abbia preso il sopravvento rispetto a quella più “ebraica” di Giacomo, l’aspetto autobiografico di quando racconta della sua conversione religiosa che lo vedeva impegnato a commentare ogni giorno un pezzo del Vangelo di San Giovanni pensando a un ipotetico futuro se stesso che avrebbe potuto perdere la fede e che avrebbe quindi potuto convincere con i suoi commenti. Davvero un libro immenso.
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