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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2024
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Questo è il primo di una lunga serie che ho regalato alla mia metà che a partire da questo libro si è appassionata alla sua autrice nota con lo pseudonimo di Sophie Kinsella. Che dire, vedere lei leggerli e ridere divertita mi fa incuriosire ogni volta, tanto da pensare di volerlo leggere alla prima occasione utile. Non si tratta certamente di una lettura impegnata ma per alleggerire un po' l'animo, svagarsi con la testa e impegnare il tempo allegramente va più che bene. Le esilaranti avventure di Becky, una improvvisata giornalista economica, con l'innata capacità di complicarsi la vita mettendosi nei guai e dai quali uscirne nei modi più disparati, daranno una botta di vita alla vostra autostima facendovi sentire meno imbranati.
Non è il mio genere di lettura, però ne avevo sentito parlare così bene da parecchie persone, che quando l'ho trovato davanti a soli 6€, non ho saputo dire di no. beh...che dirvi? l'ho finito, di certo non è tra i romanzi che hanno fatto la storia della letteratura mondiale, ma è piacevole da leggere e ti fa anche svagare un po', se hai la testa incasinata con mille pensieri tristi. Una volta finito, ho già preso gli altri episodi, da I love shopping a New York in poi, per leggerli dopo qualche altro libro tosto e meno spensierato! Mi manca soltanto l'ultimo della serie di Rebecca. Tra l'altro il libro è più piacevole e divertente rispetto al film.
Seguendo tale regola, Rebecca Bloomwood (per gli amici Becky) vede affari e oculati e lungimiranti acquisti ovunque. Peccato che con "beni di prima necessità" non intenda il pane, ma l'idratante per la pelle o quella bellissima sciarpetta ai saldi. Il che la porta presto a dover fare i conti -in tutti i sensi- con i solleciti per le carte di credito. Che preferisce far sparire per continuare a spendere senza avere stress. Un comportamento che lascia senza parole. Ma cosa si può realmente rimproverare a una come Becky? Possiede una sua perversa logica che probabilmente convincerebbe l'interlocutore a darsi allo shopping folle anziché smettere lei. Sophie Kinsella crea un personaggio che funziona. Becky è figlia dei nostri tempi e le sue disavventure in fin dei conti fanno sorridere proprio perché tutti conoscono, chi più chi meno, quella sensazione meravigliosa che può dare lo shopping compulsivo. In fin dei conti, c'è ben poco di surreale, solo esagerazioni per dare miscela comica. Infatti, è interessante come, analizzandolo al di fuori del classico commento "fa morire dal ridere", questo romanzo presenti più di uno spunto di riflessione sulle questioni finanziare della microeconomia domestica. Alla fine della risata, è possibile anche che ci si possa ritrovare con la gocciolina manga sulla tempia a pensare con angoscia a quello che sarà il nostro personale e irrisorio fondo pensione. Inquietante. Non capisco chi critica il carattere di Rebecca, definendola antipatica. Becky va presa come una macchietta, non ha assolutamente senso affermare che si comporta irresponsabilmente, dato che è questo l'ingrediente principale della storia ed è sacrosanto che sia così. "Becky giudiziosa" è un ossimoro. Chi cerca l'eroina con coscieza e morale cristiana ha sbagliato libro, non il contrario. Davvero, non ha senso criticare questo. Lo shopping è presente per buoni 3/4 di romanzo e inizialmente fa molto ridere, dopo anche, solo che si comincia a essere seriamente preoccupati di come Becky farà a pagare. E in quel momento comincia la fase finale e l'argomento shopping viene messo da parte. Perché si giunge in un punto di non ritorno dove la protagonista proprio non può più spendere? Sì, ma non solo. Purtroppo c'è un lato negativo in questo, cioè che per concludere il romanzo, l'autrice si adagia sui classici espedienti da commedia degli equivoci, ma sopratutto delle figuracce. Insomma, volendo proprio criticare qualcosa è un po' un peccato che Becky diventi la solita Bridjet Jones del caso. Rimane sempre assolutamente spassoso, però la formula shopping dimostra i suoi limiti. La cosa che personalmente avrei risparmiato, sono le ultimissime pagine. Talmente forzate e prevedibili che rovinano molto il giudizio. Ma nonostante tutto, questo tipo di finale è un componente implicito alla chic-lit, quindi, sottostando alle sue leggi, il giudizio resta comunque ottimo per il genere.
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