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Anno edizione: 2018
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Anno edizione: 2009
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«Uno dei romanzi che più ho amato in vita mia ... Pubblicandolo nel 1964, anche l'autore avvertì di avere scritto il proprio capolavoro – e aveva alle spalle una meraviglia come "Addio a Berlino" (da cui "Cabaret"). In effetti, si tratta di un testo il cui equilibrio narrativo è praticamente perfetto: perfettamente in bilico tra commozione e distacco – un racconto dove non c'è una virgola di troppo, non una di meno.» – Mario Fortunato
Già negli anni Trenta, quando scrisse «Addio a Berlino», Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell'obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo – attraverso libri molto diversi fra loro, e spesso segnati dai personaggi fittizi o reali che raccontavano – l'intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche che spesso gli scrittori inseguono per tutta la vita senza realizzarle mai. E invece nel suo ultimo romanzo – questo – Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un'asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti. Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr'ore senza Jim, il suo compagno morto in un incidente. Ventiquattr'ore fra il sospetto dei vicini, la consolante vicinanza di Charlotte, la rabbia contro i libri letti per una vita ma ormai inutili, e il desiderio di un corpo giovane appena intravisto ma che forse è già troppo tardi per toccare. Quanto basta per comporre un ritratto che non si può dimenticare, e che alla sua uscita sorprese tutti, suonando troppo vero per non essere scandaloso.
Ho sempre creduto nella forza terapeutica della letteratura, ma un libro in particolare mi ha salvato la vita in un periodo buio: "Un uomo solo" di Christopher Isherwood, scrittore inglese vissuto a lungo negli Stati Uniti. In questo breve romanzo Isherwood racconta in uno spazio temporale brevissimo, costituito da una giornata di 24 ore, il tema dell'assenza e della perdita dell'amore. Lo racconta nudo e crudo senza fronzoli come un fotografo ne fa un istantanea ma sappiamo bene che una fotografia se realizzata ad arte può provocare in noi grandi sentimenti e forti sensazioni. Secondo me un vero capolavoro della narrativa del Novecento. Consiglio questo libro a chi deve elaborare una perdita o semplicemente a chi ama le storie intense.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lettura molto scorrevole, ma personalmente non sono riuscito ad empatizzare con nessuno dei personaggi. Forse una finestra su delle vite troppo lontane nello spazio e nel tempo?
Ho scoperto questo romanzo grazie alla trasposizione cinematografica di Tom Ford. Nonostante conoscessi già la trama e i suoi sviluppi il libro mi ha catturato e l'ho letto tutto d'un fiato
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