La Svezia raccontata dalla giornalista e scrittrice svedese in 50 parole, eventi e persone che hanno fatto grande il paese. Senza fare sconti a nessuno, l'autrice demolisce alcuni miti ed esalta aspetti meno evidenti; dal libro emerge un amore consapevole per il suo paese ma non cieco.
Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia
Un libro per capire la Svezia: dal sacro rapporto con la natura al successo dei suoi riformatori sociali, dall’infaticabile biologo Linneo alla poesia di Tomas Tranströmer. Senza dimenticare Pippicalzelunghe, gli Abba, Zlatan Ibrahimović, Ingmar Bergman, Ellen Kay e molto altro.
Negli ultimi anni siamo arrivati a privilegiare tutto ciò che è scandinavo: il cibo, gli arredi, la narrativa, la moda e il modo di vivere in generale. Sembra che consideriamo gli svedesi e i loro vicini scandinavi come complessivamente più sofisticati ed evoluti di noi. Tutti aspiriamo a essere svedesi, a vivere nella loro società perfettamente progettata dal futuro. Ma se avessimo investito tutta la nostra fede in una fantasia? E se la Svezia non fosse mai stata così moderata, egualitaria o tollerante come vorrebbero (farci) pensare? Non c’è Paese infatti che sia stato più idealizzato come welfare state per antonomasia, patria del politicamente corretto, meta prediletta di rifugiati politici ed economici, superpotenza gentile, progressista e liberale. Ma la recente ascesa alla ribalta politica di un partito apertamente neonazista ha iniziato a rompere quest'illusione, ed ecco che ora la scrittrice svedese Elisabeth Åsbrink, che ama il suo Paese «ma non ciecamente», ci presenta – con spirito ironico, a volte provocatorio ma sempre ben informato – quaranta parole chiave per comprendere l'identità svedese.
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Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Fabio 25 marzo 2025La Svezia vista da dentro
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Francesca 04 gennaio 2025La Svezia vista contemporaneamente da fuori e da dentro
La Svezia sembra un altro pianeta se si é abituati al Mediterraneo. Vivendoci però, si vede che non tutto é rose e fiori e questo libro indaga sia sulla cultura svedese sia sulle sue contraddizioni. E' stato il primo libro che ho letto dopo essermi trasferita nella Scania (Svezia del sud). Dal perché ci si toglie le scarpe appena entrati a casa, al personnummer (il loro codice fiscale che li accompagna dal XVII secolo), alla lunga belligeranza con i Danesi, passando per le femministe svedesi e i lati più oscuri della storia (Olof Palme, chi era costui?). Nemmeno i miei colleghi svedesi conoscevano la storia dietro a parecchi dei loro usi e costumi. Tolgo una stellina poichè credo sarebbe stata necessaria una appendice con una breve cronologia della storia della Svezia perché essendo scollegati i capitoli fra loro manca una cornice temporale: si va avanti e indietro nel tempo in base al capitolo e si perde di vista l'evoluzione storica della società. Adoro la scrittrice (il suo libro sul 1947 é un capolavoro) che é riuscita a portare a termine un compito che solo chi é contemporaneamente fuori (figlia di genitori non svedesi) e dentro (nata e cresciuta in Svezia) ad una nazione puó affrontare: spiegare la cultura del proprio paese senza dar nulla per scontato.
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