Indubbiamente un libro da leggere. Il protagonista ha una personalità palpitante, che va al di là dell'immagine stereotipata dell'uomo che vive per "la roba". Lavora per una vita intera, è legato ai beni materiali ma non dimentica nè la propria famiglia d'origine nè il senso di umanità che lo porta a fare del bene, sposa una donna che gli si nega e che a sua volta è stata privata di un altro amore, accetta una figlia non sua di cui tuttavia sacrifica i sentimenti, crede di poter disconoscere due figli illegittimi e di metterne da parte la madre . Muore solo, da vinto. Si avverte, soprattutto nella prima metà del libro, tutta la tensione per arrivare alla compiutezza linguistica, sforzo che purtroppo si traduce in mancanza di fluidità: il ricorso ai toscanismi, ad esempio, risulta sovente non perfettamente gestito.
Mastro don Gesualdo
Seconda opera del progettato ciclo dei "Vinti", dopo i "Malavoglia", "Mastro don Gesualdo" è un romanzo di costume. La parabola di Gesualdo Motta che da "mastro" (muratore) diventa "don" (ricco borghese) descrive il fallimento di una vita tutta dedita al culto della "roba", ma completamente aliena da affetti genuini e sinceri. Nel sovrapporsi chiassoso di voci che incrinano ogni valore sociale Verga sembra aver individuato il ritmo espressivo di un'umanità condizionata dal denaro e condannata alla solitudine. È una condizione di cui i personaggi non hanno coscienza, e questo fa di "Mastro-don Gesualdo" il primo romanzo italiano dell'alienazione borghese.
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Autore:
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Editore:
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Edizione:14
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Anno edizione:2016
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Quando penso a Mastro-Don Gesualdo penso all'uomo moderno, alla suo continuo desiderio di volersi migliorare (molto spesso dal punto di vista sociale, economico). La scrittura di Verga rispecchia gli stati d'animo dei vinti, degli "umili", di persone che aspirando alla vetta e allontanandosi dalle proprie radici perdono e si perdono. Smarriscono la loro identità e sono destinati ad una solitudine perenne. Gesualdo Motta è un vinto, la sua esistenza è priva di senso perché continuamente divisa tra un sentimento di inadeguatezza e una voglia di cambiamento insensata e improduttiva. Non posso che consigliarne l'acquisto!
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Per descrivere la società nel modo più "Vero", Verga la osserva studiando l'ambiente ed il dialetto, si concentra sui mestieri e sulle tradizioni di un popolo, quello siciliano, ma in fondo quello di qualsiasi altro popolo. Lo stile è impersonale in modo che il lettore si trovi «faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro attraverso la lente dello scrittore». Così sembra che i personaggi e le vicende si presentino da sé, e il lettore ha l'impressione di essere messo a diretto confronto con la realtà di cui si parla. Per ottenere l'impersonalità Verga evita di esprimere il suo personale giudizio e i suoi sentimenti. Un libro che rimane nella mente e che merita di essere letto anche una seconda volta!
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