Mirror. Il mio più grande nemico

"Mirror - Il mio più grande nemico" non è un romance, non è un romanzo d'amore. Non è un mistery o un romanzo sovrannaturale, non esattamente onirico o paranormal, quanto più una storia che potrebbe riguardare ognuna di noi - che ha riguardato molte di noi. Il lutto, la sofferenza psicologica, la dipendenza e la depressione non sono certo affari "da grandi", non quando le percentuali di giovani affetti da depressione, autolesionismo e dipendenza da alcool o sostanze stupefacenti sono ancora troppo elevate e, a mio umile avviso, troppo sottovalutate affinché il problema sia affrontato con la serietà che merita. È il ritratto a tinte fosche della realtà vissuta dalle vittime di bullismo, disinteresse famigliare e relazioni abusive - perché solo così possono essere definite - di cui fa parte la protagonista, Cindy, la quale per anni non riesce a trovare una via d'uscita dalla depressione subdola e feroce che giorno dopo giorno continua a divorarla dall'interno. L'autrice non usa mezzi termini o facili eufemismi nel dare voce alle protagonista ed alla sofferenza che le vittime troppo spesso non riescono ad esprimere, intrappolate come sono in un circolo vizioso dal quale sarebbero tentate di fuggire anche con i mezzi più drastici e tragici. Un romanzo da leggere con la consapevolezza di ritrovarsi davanti argomenti che potrebbero scuotere nel profondo. Se dovessi fare un solo appunto all'autrice, è stata la sensazione di come il rapporto tossico tra Cindy e James, soprattutto l'idea malata di rapporto e possessione di quest'ultimo, in più punti paressero cedere alla tentazione della romanticizzazione. Voglio però spezzare una lancia all'abilità dell'autrice nel descrivere le trappole mentali che portano troppe donne a cadere vittime di uomini abusivi, manipolatori e narcisisti patologici, senza trovare la forza necessaria a spezzare le catene che le legano a loro aguzzini.