Stefan Zweig, alla luce del contesto sociale attuale, andrebbe rivalutato e fatto conoscere anche alle ultime generazioni. Un'autentico pacifista, figlio di una cultura mittleuropea che lui stesso ha visto spegnersi. Conoscitore e frequentatore dei personaggi della cultura austriaca di fine secolo, è stato in grado di raccontarne il clima e la koine culturale di uno dei momenti più alti della storia europea del secolo scorso. Una lettura appassionante che stimola ad approfondire anche altri ambiti culturali dalla musica alle arti figurative. Non solo una biografia ma un modello di rettitudine e coerenza.
Il mondo di ieri
Il "mondo di ieri" è l'Europa d'inizio Novecento in cui Stefan Zweig è cresciuto, si è appassionato alla lettura e ai viaggi, ha raccolto i primi consensi come scrittore. È un mondo stabile e sicuro, ricco di charme e sempre pronto a stupire con nuove invenzioni, nuovi artisti, nuove promesse. È il mondo della certezza e della speranza infinite. Per i tantissimi che scoprono o rileggono questo capolavoro, il mondo di ieri è straordinariamente simile al nostro: ricco, soddisfatto, compiaciuto. Ma se ieri tutto è stato tragicamente travolto e cancellato dalla Grande Guerra e dalla tetra, ignobile affermazione dei totalitarismi, quale futuro possiamo attenderci per il mondo di domani?
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Edizione:3
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Daniele Casadio 30 dicembre 2024La cultura della pace
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Carlo 03 settembre 2024Da leggere
Una lettura bellissima. Una ricognizione sulla prima parte del 900 che lascia affascinati e al tempo stesso accende fosche ombre sull'oggi. Una scrittura magistrale che non è mai falsamente complicata.
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LuigiAmendola 04 dicembre 2022Ricordi di un europeo
Stefan Zweig ripercorre qui una buona parte del "secolo breve", a partire dalla fine del XIX secolo per arrivare al periodo post-seconda guerra mondiale. Con lucidità e attenta partecipazione descrive le correnti intellettuali di quel periodo, le città-capitali della cultura, parla dei suoi rapporti con gli intellettuali che a suo tempo l'hanno forgiata, ma soprattutto ci mostra le radici di una tematica a lui carissima: la nascita del concetto di Europa. E poi la fine di un mondo, l'inizio della guerra, la prima, e tutti i terribili strascichi che avrà, le lacerazioni mai del tutto sanate che sfoceranno nella seconda. Zweig vive con estrema sofferenza tutta questa prima parte del secolo, vedendo il suo operato frustrato, fino all'epilogo, in cui è bollato come apolide ed è costretto a mendicare una nazionalità. Zweig finirà i suoi giorni in Sud America, ivi mettendo fine alla sua vita. Quello di cui ci parla in questo meraviglioso testo è la fine di un mondo, di un era. Egli percepisce la distanza tra '800 e '900 in modo doloroso, ne avverte la fortissima scissione e non può che constatare che quello in cui è cresciuto è un "mondo di ieri". Dalla sua opera è stato liberamente ispirato un bellissimo film, "Grand Budapest Hotel", in cui il messaggio che passa è proprio il rimpianto di un tempo che non c'è più, la tristezza di fronte ad una perdita e la rassegnazione che non c'è altro da fare che accettare il nuovo stato di cose. Zweig non avrebbe mai visto l'Europa unita, ma abbiamo il dovere di ricordare in lui uno dei padri e dei propugnatori di questa idea che con tanto dolore ha infine visto la luce.
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