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Come ne "La vita davanti a sé" ho sorriso di fronte ad una sottile ironia, sopravvissuta temeraria, ad un contesto doloroso. Ho pianto per la morte di un figlio, per la morte di un padre, per la morte di un ribelle e per quella di un nazista. E nel momento della fine, quando anche le etichette decadono e le ideologie imposte non hanno più alcun valore, la solitudine resta l'ultima compagna. Un solo pensiero resiste nella mente annebbiata: "nessuna cosa importante muore", solo così, forse, alla fine, tutto può avere finalmente un senso. "Prese il violino. In piedi in mezzo alla cantina puzzolente, vestito di stracci sporchi, il ragazzo ebreo i cui genitori erano stati massacrati in un ghetto riabilitava il mondo e gli uomini, riabilitava Dio. Suonava." SEGUIMI SU INSTAGRAM: SUSSURRI_TRA_LE_PAGINE
Quando il mondo sembra cadere a pezzi sotto l'avanzata nazzista, crescere in fretta è l'unica strada possibile. Crescere e resistere credendo in un lieto fine. Janek lo farà circondato da tanti compagni, ognuno dei quali gli lascerà un pezzo di se in dono, piccole storie di resistenza umana. ci sarà spazio per scoprire l'amore assieme a Zosia e imparare da Dobraski l'ingenuo sogno di un'Europa di popoli e non di nazioni perché "nessuna cosa muore.... soltanto gli uomini e le farfalle".
Non conoscevo l'autore - lo ammetto da subito - ma nel tentativo di trovare nuovi e interessi libri sul tema della Resistenza mi sono imbattuta in questo libricino all'apparenza insignificamente. Eppure, mi ha stupito! In poco più di 250 pagine, l'autore lituano riesce a fornire un racconto intimista e profondo (senza scadere nel banale) delle vicende dei resistenti polacchi durante la seconda guerra mondiale. Attraverso le storie dei vari personaggi (ognuno determinante a modo suo nel descrivere la resistenza attraverso un volto a cui associarla, quasi), l'autore riesce a far riflettere senza scadere nella retorica. Essenziale, diretto e non per questo meno pregevole, fosse anche solo perché sceglie di ricordare spesso che "nessuna cosa importante muore mai davvero".
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