Orazioni civili e criminali dell'avvocato Raffaele Savelli

2 tomi in 8, cm. 15 x 22, pp. 406; 521. Legatura in mezza pelle coeva con titoli oro al dorso, tagli verde chiaro. Lievi mende alla copertina. Importanti bruniture sparse alle pagine che non ledono la leggibilita' del testo. L'opera e' suddivisa in quattro capitoli rilegati in due tomi. Raffaele Savelli, avvocato marchigiano, professante nelle province dello Stato della Chiesa (tra Pesaro, Senigalia e Urbino) pubblico' a Lugano, alla vigilia del Quarantotto, le arringhe di una vita. Savelli aveva temperamento o almeno vocazione di letterato e nutriva una grande ammirazione per Leopardi. Se qualcuno osservava che i suoi racconti forensi sapevano troppo di romanzo l'avvocato rispondeva con il pensiero numero 98 di Leopardi: "chi ebbe a che fare con gli uomini deve ricordarsi d'essere stato spettatore..." e ancora "la cosa piu' rara nella societa' e' trovare un uomo originale". Di uomini originali, o devianti cioe' sofferenti, efferati e anche soccombenti ce ne sono in abbondanza nelle arringhe di Savelli, consapevole della missione sociale dell'avvocato considerato una sorta di termometro del clima sociale. Nei processi "fratricidio per gelosia", "tre greci calunniarono un turco", "l'infantidica settuagenaria", per citarne alcuni (culminati nell'assoluzione o in una cospicua riduzione della pena con conseguente concessione della grazia), rivivono atmosfere di manzoniana memoria, ma si avverte anche il clima della viglia del Quarantotto e quindi congiure, delazioni, segreti e passioni politiche.