Edizione degli ossi di seppia con commento e note e testo di due importanti curatori e critici italiani. Il lettore è guidato dal filo conduttore creato dalle introduzioni ad ogni singolo testo, con note di metrica e collegamenti importanti. L'oridine e la raccolta stessa sono stati pensati dallo stesso Montale. Una delle prime raccolte, una delle più elaborate e rielaborate, fino alla fine l'autore ha voluto fissare nel tempo e nella storia e nella memoria le sue intenzioni. Una raccolta di componimenti che si fissano benissimo nel panorama culturale del novecento, quello del modernismo e della crisi dell'individualità dell'autore. Montale ha un linguaggio studiato nei minimi dettagli, deputato da arcaicisimi e esuberanze, un linguaggio che si modella perfettamente alla materia trattata, e le parole hanno una resa icastica nel lettore, che si trova a riflettere e meditare sulla sua condizione, che già nelle intenzioni dello stesso autore, era una condizione comune a tutto il genere umano. Montale non fa critiche sociali o polemiche particolari, Montale descrive perfettamente lo stato d'animo dell'uomo solo con le proprie emozioni. Da leggere tutto d'un fiato e poi da rileggere lentamente e attentamente. Io ho usato questa ottima edizione Mondadori per lo studio. Consigliata a tutti.
Ossi di seppia
Capitolo decisivo della poesia del Novecento, Ossi di seppia è un'opera sempre aperta, capace di rinnovare nel tempo, in modo sorprendente, l'originalità e lo spessore delle sue proposte, di pensiero e di soluzioni espressive. A quasi un secolo dall'uscita, avvenuta nel 1925 presso l'editore Gobetti, l'aggiornamento dell'imprescindibile e ormai classica edizione commentata da Pietro Cataldi e Floriana d'Amely offre una nuova occasione per rileggere la raccolta d'esordio di Montale. La introduce uno storico e fondamentale saggio di Pier Vincenzo Mengaldo, che ne analizza temi e stile osservando che la presenza, così importante, del mare «è bivalente: perché dal mare l'io si sente quasi risucchiato, potentemente, come dall'elemento mitico per eccellenza vitale, ma insieme ne è rifiutato, espulso, confinato a terra; il mare è dunque la pienezza, l'integrità impossibile, quella della Vita stessa, contemporaneamente cantata a piena voce e negata al soggetto che la canta». Mentre, sulla visione del mondo montaliana, il critico osserva come non sia esagerato «parlare di posizioni pre-esistenzialiste, anche se di fatto poggiano su altri fondamenti filosofici». Siamo dunque accompagnati nella lettura o nella rivisitazione appassionata degli Ossi di seppia da guide d'eccellenza, come anche Sergio Solmi, di cui è qui riproposto un saggio del 1926, scritto quindi l'anno che segue la prima edizione (la seconda, con ampliamenti e ristrutturazioni, apparve nel 1928, con introduzione di Alfredo Gargiulo). «Poesia fatta di sotterranei trasalimenti, di silenziosi distacchi, di rassegnate riflessioni», ci dice appunto Solmi, rilevando opportunamente «l'aspirazione classica che vive al fondo di questa originale natura di poeta». E ora che questo libro è a tutti gli effetti diventato un classico, sta ai nuovi lettori trovare una volta ancora, nel «male di vivere», il «fantasma che ti salva»; mentre più che mai viva è la necessità, storica ed esistenziale, di sapere «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».
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Anno edizione:2024
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Amalia Gaudio 22 novembre 2016
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