Romanzo ambientato in India negli anni ’20 del Novecento all’epoca della dominazione inglese. Tutto ruota attorno alla possibile relazione tra Indiani e Britannici, popolazioni profondamente differenti tra loro, toccando così tematiche come il razzismo e la discriminazione da parte dei colonizzatori nei confronti dei popoli colonizzati. In particolare, l’autore analizza l’ipocrisia degli Inglesi che, nascosti da una maschera di finto garbo, vogliono soltanto di dimostrare di sentirsi superiori in ogni aspetto rispetto al popolo indiano. Mrs. Moore è un’anziana donna inglese che parte per un viaggio in India con la giovane Adela per presentarla a suo figlio Ronny, magistrato nell'immaginaria città indiana di Chandrapore. Giunta lì, Mrs. Moore intreccia una sincera amicizia con un giovane dottore indiano, Aziz. La storia prenderà una piega diversa quando Adela, durante una visita alle grotte Marabar, accuserà Aziz di averle tentato violenza. Sarà solo durante il processo che la giovane ritrarrà le accuse confessando di essere stata confusa da una sensazione di smarrimento avvertita all’interno delle grotte e di essere stata spinta a procedere con la denuncia da alcuni colonizzatori inglesi. Il tema dominante del libro è la diversità sociale, politica e culturale tra gli Inglesi colonizzatori e gli Indiani colonizzati che vivono separati e chiusi ognuno nel proprio mondo. Solo Mrs. Moore sembra essere realmente interessata a conoscere la “vera India”; gli altri Inglesi invece approcciano solo tentativi fallimentari come durante il Bridge Party ovvero un "Party ponte" tra le due culture, inglese e indiana. Tuttavia, durante la festa, è evidente che ad emergere non è la volontà di unione, ma solo la divisione culturale e sessuale: oltre a trovarsi divisi gli inglesi dagli indiani, vengono divisi a loro volta gli uomini dalle donne, in una sorta di siparietto fatto di risatine imbarazzanti, scherni e comportamenti infantili da parte degli Inglesi.
Passaggio in India
A Chandrapore, nell'India stretta sotto la morsa del colonialismo, si fronteggiano l'islam, "un atteggiamento verso la vita squisito e durevole", la burocrazia britannica, "invadente e sgradevole come il sole", e "un pugno di fiacchi indù", in una silenziosa guerra fredda. Fino a quando l'arrivo di una giovane turista inglese non viene a incrinare il fragile equilibrio. Perché Adela Quested, con stupore del clan dei sahib bianchi, non si accontenta dei circoli e delle visite ufficiali: vuole conoscere "la vera India", e trova la guida indigena perfetta nel mite e ospitale Aziz. Ma nelle grotte di Marabar la gita preparata con ogni cura si trasforma per Adela, vittima delle proprie personali inquietudini o di un indegno affronto, in un dramma sconvolgente che arriva fino nelle aule di un tribunale, facendo esplodere pregiudizi, razzismi, contraddizioni. Il ritratto umano e poetico di un paese amatissimo si fa parabola della "segreta intelligenza del cuore" di contro alla protervia della ragione in quello che Forster chiamò "il mio romanzo indiano influenzato da Proust" e che rimane il suo indiscusso capolavoro.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2017
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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simoneabbafati 11 dicembre 2021
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Più di 50 anni fa, ero uno studente del primo anno di diciassette anni iscritto a un programma di scienze fisiche all'università. L'università nella sua saggezza mi ha richiesto di prendere e passare un corso introduttivo nella letteratura inglese. Uno dei testi assegnati era "Passaggio in India". Ricordo ancora alcune delle discussioni che il professore cercò di condurre in quella sala conferenze molto grande con la massa di studenti ingenui di 17 e 18 anni. Uno degli argomenti che alcuni degli studenti migliori e ha sollevato per la discussione è stato: "Perché il professor Godbole non ha amato la pietra preziosa?" Questa è stata una domanda che mi ha sconcertato e mi ha infastidito per i 50 anni successivi. E voi avete la risposta?
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In primo luogo, sappi che è scritto rigorosamente nello stile classico del periodo (anni '20) - cioè, prolisso e piuttosto sconclusionato, anche se elegantemente e intelligentemente confezionato. A parte la differenza di tempo tra lo scritto e noi, il libro si legge relativamente bene, a differenza di alcuni testi più antichi e indecifrabili. Quindi, un lettore puramente contemporaneo potrebbe trovare un libro così difficile da leggere (come ho fatto io, trovandolo inutilmente espositivo, al punto di essere decisamente noioso a volte). Detto questo, c'è sicuramente sostanza in "Passaggio", con alcuni esempi di grande scrittura, per non parlare di una vera percettività da parte dell'autore (e verità percettive). Una storia complessa, ma come piace a noi lettori.
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