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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2007
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Un racconto lucido e toccante di un figlio che accompagna il padre verso la fine della vita. Per chi ha la fortuna di avere genitori anziani è uno spaccato che è simile per tutti.
Un libro che non sono riuscito a leggere tutto d’un fiato, perché fa male, fa malissimo. Quanto dolore, ma quanto coraggio. Quanta vita. Da leggere.
"Morire è un lavoro e lui era un gran lavoratore. Morire è orribile e mio padre stava morendo. Gli tenni la mano, che almeno sembrava ancora la sua mano; gli accarezzai la fronte, che almeno sembrava ancora la sua fronte; e gli dissi cose di ogni genere che non era più in grado di sentire. Per fortuna, di ciò che gli dissi quel mattino non c'era nulla che non sapesse già." Philip si prepara a salutare, per l'ultima volta, il suo papà. Senza guardare l'orologio capisce che il momento del tramonto si sta avvicinando. Lo capisce perché quell'ora della giornata la conosciamo tutti: la magica "golden hour", l'ora in cui la luce vitale e accecante di mezzogiorno acquista sfumature dorate e sembra fermare il tempo. In questo tempo sospeso si apre una finestra sul passato dove tutto il vissuto, che già si chiama ricordo, scorre davanti agli occhi. In un baleno si rivivono momenti tanto lontani che ora più che mai sembrano così vicini. E ci si chiede come il tempo abbia fatto a passare così velocemente. La luce lascia poi spazio al buio della notte. Tutti, prima o poi, sono costretti a dar l'ultimo saluto a qualcuno che è stato un pilastro nella loro vita. E per quanto ci si sforzi di immaginare quel momento per esser più preparati e pronti, credo che mai niente potrà colmare il vuoto che lascia chi se ne va. E se è vero che le persone non se ne vanno se continuano a vivere nel cuore di chi resta, allora non bisogna dimenticare. Nel buio della notte che siano loro le stelle luminose che guardiamo.
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