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Anno edizione: 2016
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"Se niente importa, non c'è niente da salvare". Questa la frase che Foer da piccolo si sentiva ripetere dalla nonna. Lei era sopravvissuta all'Olocausto ma aveva rifiutato carne di maiale a costo della sua stessa sopravvivenza perché non era kosher. Dopo questa premessa il saggio si sviluppa come una vera indagine delle terribili condizioni in cui gli animali vivono negli allevamenti di massa, in cui l'autore cerca di risvegliare la sensibilità delle persone e incoraggiarne la riflessione. Un libro molto doloroso ma assolutamente da leggere.
Dopo aver letto "Tritacarne" ho sentito il bisogno di conoscere l'opera che in qualche modo ha ispirato quello e altri libri sull'argomento. "se niente importa" è un libro che ti consente di prendere coscienza di tutti quei motivi per cui "importa" correggere il modo in cui la carne arriva dall'allevamento al piatto, primo tra tutti la sofferenza e la crudeltà inflitta agli animali destinati al macello. Difficile rimanere indifferenti, io ho molto ridotto il consumo di carni.
Siamo noi quelli a cui chiederanno a buon diritto << Tu che cos'hai fatto quando hai saputo la verità sugli animali che mangiavi?>> Nel suo saggio, Foer ci fornisce una quantità inverosimile di risposte a questa domanda e quindi altrettanti punti di vista. La testimonianza iniziale è quella della nonna ebrea che, stremata dalla fuga dai nazisti, rifiuta in tempi di guerra della carne offertale da un russo perché non è cibo 'kosher'. Nelle successive pagine si spazia dagli attivisti della PETA fino alla premurosa allevatrice vegana, dalle crude e strazianti testimonianze dei lavoratori degli allevamenti intensivi statunitensi fino a quelle dei sempre più rari allevatori di campagna, che continuano a prediligere il benessere degli animali a discapito della produttività e del guadagno. Vengono sfatati tutti i falsi miti dell'essere vegetariano (la mancanza di proteine, l'essere cagionevole, l'eccessiva tenerezza di chi decide di diventarlo) e messe in luce con chiarezza le insidie nascoste dietro alla carne (sistematiche torture inflitte agli animali d'allevamento e la crudeltà della pesca, business legati all'economia, farmaco-resistenza dovuta all'eccesso di antibiotici somministrati come mangime, virus trasmessi dall'avicoltura e dagli allevamenti intensivi fino all'uomo, inquinamento dovuto ai rifiuti organici). Inoltre, si sottolinea, finalmente, l'estrema influenza che questa scelta, apparentemente personale e intima, può avere sulle sorti dell'intero pianeta. Partendo dal presupposto che nessuno mangerebbe il proprio cane, e che presumibilmente i lettori inorridiranno alla lettura delle ricette a base di cane proposto in uno dei capitoli iniziali, l'autore fa propria la visione che Orwell utilizza ne "La fattoria degli animali", secondo la quale "tutti gli animali sono eguali ma alcuni animali sono più eguali degli altri". Alla fine della lettura, come suggerisce senza mezzi termini Coetzee '"chiunque, dopo aver letto il libro di Foer, continuasse a consumare prodotti industriali dovrebbe essere senza cuore o senza raziocinio.", ci si sentirà messi con le spalle al muro e non si potrà essere ancora indifferenti al problema, non si potrà non vedere la propria bistecca come un vero e proprio cadavere, una volta tanto, ci sentiremo tutti di '"optare per la coscienza invece che per la comodità".
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