L' uomo che voleva uccidermi - Shuichi Yoshida - copertina
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L' uomo che voleva uccidermi
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Descrizione


Questa è la storia di un delitto, di un omicida e di una fuga disperata. Finalmente in Italia il romanzo cult del grande romanziere giapponese.

"Una storia giapponese, realistica e inquietante" - Banana Yoshimoto

In una fredda sera di dicembre, Ishibashi Yoshino saluta le amiche per andare a incontrare il suo ragazzo in un parco di Hakata, nella città di Fukuoka. Il mattino successivo, il cadavere della giovane viene rinvenuto nei pressi del valico di Mitsuse, un luogo impervio e inquietante: è stata strangolata. Chi ha ucciso Yoshino? Chi è l'uomo che doveva incontrare al parco? Perché la cronologia delle chiamate e dei messaggi del suo telefono cellulare racconta una storia diversa da quella che conoscono gli amici e i familiari? La morte violenta di una giovane innesca un intreccio di narrazioni accomunate dal senso di solitudine, dalla difficoltà di vivere in una società sempre più complessa, dalla desolazione dei paesaggi urbani, dall'incapacità di amare.

Dettagli

26 gennaio 2017
336 p., Brossura
Akunin
9788807032271

Valutazioni e recensioni

  • Debora Libardi

    Non ci troviamo alle prese solo con la storia di un omicidio di una giovane ragazza. Non è solo un giallo o un thriller che ci fa stare con il fiato sospeso ma è il racconto di tante vite che si incontrano e che si scontrano senza mai avvicinarsi veramente. Attraverso scene quotidiane e non l'autore vuole raccontarci la società giapponese forse un po' individualista.. Dal libro traspare molta tristezza ma rimane anche un piccolo spiraglio forse..di amore.. Unica nota negativa forse è che a volte ho trovato la storia un po' spezzettata per i tanti personaggi presenti nel libro.

  • MARIO D'ANDREA

    Davvero originale questo romanzo di Yoshida Shuichi che non è un noir, ma piuttosto, la descrizione di una società che trasuda solitudine. Questo il movente di fondo per l'assassinio che, dalle prime pagine, accompagna il lettore. L'originalità del romanzo vale l'arrotondamento a 3 stelle. Lo stile narrativo è corale e ben articolato, anche se a volte faticoso a causa dei nomi in giapponese. La trama è abbastanza lineare: una ragazza - Yoshino -, ritenuta da amiche e genitori, virtuosa e riservata, frequenta chat di incontri e viene trovata strangolata. Il romanzo si dipana su diversi piani temporali e personali. Un vero coro di punti di vista e riflessioni. I genitori della ragazza uccisa, le sue amiche, i suoi frequentatori, il suo assassino (quale che sia la verità che si scoprirà verso metà romanzo). Ciò che più colpisce è comunque la restituzione di un quadro sociale imperniato sulla solitudine, sull'ossessione per il denaro, sulla difficoltà ad instaurare rapporti approfonditi tra i personaggi. Anche nella descrizione dei paesaggi e dei luoghi prevale questo senso di desolazione e di solitudine. Molto interessante il tentativo di introspezione dei personaggi tutti, che si rivela molto difficoltosa proprio per il loro disagio psicologico e la dilaniante solitudine. Bello il personaggio di Mitsuyo, unica ragazza capace di provare sentimenti e pietà. Allucinanti i luoghi di aggregazione: catene di distribuzione, ristoranti, love hotels. Una scoperta, per quanto sia nota la realtà sociale giapponese. Un romanzo coraggioso quindi e illuminante, anche se discutibile in molte parti dell'impianto narrativo. Mario D'Andrea

Conosci l'autore

Foto di Shuichi Yoshida

Shuichi Yoshida

Yoshida Shu¯ ichi (Nagasaki, 1968) ha studiato Economia alla Hosei University di To¯ kyo¯ . Ha vinto il premio Bungakakai per il primo romanzo nel 1997 e il premio Akutagawa nel 2002 con Park life. Con L’uomo che voleva uccidermi (Feltrinelli, 2018) si è aggiudicato i premi Osaragi Jiro e Mainichi Publishing Culture Award, inoltre il romanzo è stato adattato al grande schermo nel 2010 da Lee Sang-il. Appartamento 401 (Feltrinelli 2019) gli è valso il premio Yamamoto  hu¯goro¯ nel 2002 – vinto in passato, tra gli altri, da Banana Yoshimoto nel 1989 con Tsugumi – ed è stato portato al cinema dal regista Isao Yukisada nel 2009, aggiudicandosi il premio Fipresci alla sessantesima edizione del Festival di Berlino.

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