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Con “La visita della vecchia signora”, “commedia tragica” scritta nel 1955, lo svizzero Durrenmatt conquistò i palcoscenici di mezzo mondo e diede vita a una delle sue più singolari figure femminili, Claire Zachanassian, donna dal fascino perverso e malvagio. Essa non impersona – come ricorda l’autore – “né la giustizia né il piano Marshall e tantomeno l’apocalisse”; è semplicemente la donna più ricca del mondo e “grazie al denaro può agire come un’eroina della tragedia greca, assoluta, crudele”. Dietro la multimilionaria, che ha fatto fortuna con numerosi matrimoni, si celava un tempo la povera fanciulla Klari Wascher sedotta e abbandonata da Alfred Ill. Questa favola grottesca prende avvio dal ritorno della vecchia Claire al luogo natio, la cittadina di Gullen, un agglomerato svizzero di inettitudini e frustrazioni piccolo-borghesi. Accompagnata dal settimo marito, da due eunuchi oltreché da una temibile pantera, Claire è ossessionata da un unico pensiero: vendicarsi di Ill. Ma il compito spetta ai suoi concittadini, a cui ha promesso una ricompensa favolosa. Anche il paese più quieto e onesto non sa sottrarsi all’insidia del denaro, anche le coscienze più probe si induriscono nell’egoismo sino ad accettare l’assassinio. Commedia dell’inautentico, questa piéce indaga, con straniante gusto per il paradosso e la provocazione, sulla corruttibilità dell’uomo, la manipolazione del consenso e il rapporto fra morale e violenza.
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Costruita sullo schema di una tragedia greca, l'ineluttabilità di quanto dovrà accadere. Scritto in maniera superba e attuale ancora oggi. Critica alla società moderna.
La visita della vecchia signora rappresenta niente più che un enorme fotogramma della società portata all'esasperazione in una situazione tragica, ma comunque reale. In questa opera Durrenmatt si occupa di indagare i movimenti le reazioni del vero grande protagonista di questo spettacolo: il paese di Gullen, formato da numerosissimi personaggi "macchietta" stereotipati al limite. Sceneggiatura che si ripropone sempre moderna anche dopo sessantadue anni per questo può essere una di quelle storie che fanno parte della categoria dei cosiddetti "sempre verdi" della letteratura, uno spettacolo che lascia in bocca un sapore amaro e in testa un'unica domanda: Cosa farei IO?
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