(n. Vic-sur-Lère, attivo fra il 1190 e il 1210 ca) trovatore provenzale. Di famiglia nobile, divenne priore di Montaudon (nella diocesi di Clermont-Ferrand). Ebbe un ruolo nelle feste cavalleresche e poetiche celebrate alla «corte del Poig», e rapporti con Alfonso II d’Aragona, Maria di Ventadorn, Riccardo Cuor di Leone e l’imperatore Ottone IV. Ci restano di lui otto canzoni, quattro tenzoni, quattro «noie», un «piacere», due sirventesi e una cobbola. Le canzoni ricalcano gli schemi cortesi. Più nuove le tenzoni, due delle quali, con spregiudicata invenzione, introducono come interlocutore Iddio stesso, che una volta invita il Monaco al canto gioioso, un’altra condanna l’uso femminile di dipingersi il volto. Importante per la storia letteraria è il sirventese in cui, a imitazione di Pier d’Alvernia, sedici trovatori contemporanei sono passati in burlesca rassegna. Delle «noie» e del «piacere» si fecero imitatori, un secolo dopo, in Italia, Gherardo Patecchio e Ugo di Persico.