"La Farmacia di Platone" è un'opera straordinaria. Derrida rilegge il platonismo a partire dalla nozione di "pharmakon", che è il modo in cui è descritta nel Fedro la scrittura. Si passa quindi ad esaminare il ruolo di quest'ultima nella filosofia platonica, cercando di mostrare come essa sia il suo paradosso costitutivo, Si mostra come essa sia solidale con la tematica del mito, del Bene, che è "epekeina tes ousias", al di là dell'essenza; al fine di mostrare come questo veleno, questo non-concetto, sia la condizione di possibilità per la genesi del senso, sia ciò che lavora ai margini, per permettere le classiche opposizione della filosofia: dentro/fuori, ideale/ materiale, etc.
"A me sembra che vi siano almeno tre ragioni per ritornare ancora su queste pagine, per leggere o rileggere ancora questo saggio scritto quaranta anni fa e che può ormai essere considerato un classico della filosofia contemporanea. Innanzitutto esso è senza alcun dubbio un esempio magistrale di lettura e interrogazione di un testo filosofico; anche se al termine della lettura si arrivasse a non condividere alcuna delle tesi interpretative proposte dal filosofo francese, non si può non riconoscere il rigore, l'acribia e la fecondità di questo modo di leggere, sollecitare la riflessione altrui e praticare la filosofia che non cade mai nell'ingenua sterilità, di intendere il pensiero e l'atto stesso del pensare come un campo di battaglia sul quale confliggono tesi opposte. In secondo luogo il saggio di Derrida è un'analisi serrata di un punto centrale del pensiero platonico che tuttavia alcuni hanno finito per ridurre alla semplice contrapposizione tra oralità e scrittura. La posta in gioco nella riflessione che Platone articola a proposito del mito del dio Theut e dell'invenzione della scrittura va ben al di là della difesa di un particolare mezzo espressivo, l'oralità, coinvolgendo invece la natura del pensiero e l'atto stesso di pensare. In terzo luogo questo saggio del '68 resta centrale anche all'interno dell'amplissima produzione derridiana di cui l'insistenza sul concetto di indecidibilità è senza alcun dubbio uno dei tratti costanti e costitutivi". (Dall'Introduzione di Silvano Petrosino)
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Anno edizione:2007
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Giovanni Peduto 10 marzo 2017
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