Gli scrittori albanesi tra fine Novecento e contemporaneità
La letteratura fiorita dopo il 1945 (nella quale il tosco, utilizzato de facto come lingua nazionale, svolge un ruolo fondamentale nell’evoluzione della lingua scritta) ha affrontato i temi della storia nazionale, della lotta partigiana, dell’edificazione del socialismo e poi della sua crisi. Degni di menzione soprattutto gli scrittori Shefqet Musaraj, Dhimitër Shuteriqi, Aleks Çaçi, Llazar Siliqi, Fatos Arapi, Dritëro Agolli e tra i più noti e tradotti all’estero Ismail Kadaré insignito di vari prestigiosi premi internazionali e più volte candidato al Nobel per la letteratura.
Negli anni ’90, dopo la caduta del regime comunista, si riscopre l’opera di dissidenti quali i poeti Martin Camaj, Kasëm Trebeshina, Visar Zhiti e i prosatori Fatos Kongoli, Fatos Lubonja, che vivono il postcomunismo ormai nella loro maturità artistica.
Gli scrittori Ylljet Aliçka, Stefan Çapaliku, Elvira Dones non si soffermano solo sul recente passato, ma colgono l’Albania nella sua attuale evoluzione confrontandosi soprattutto con la realtà europea, mentre altri come Gëzim Hajdari, Ron Kubati, Artur Spanjolli e Ornela Vorpsi divengono protagonisti di una letteratura dell’emigrazione usando spesso la lingua italiana nelle loro opere. La poesia albanese ha una nuova fioritura con una folta schiera di autori, tra cui emergono Mimoza Ahmeti ed Ervin Hatibi, che affrontano i temi della solitudine e dell’incapacità di comunicare della nostra epoca.