La trama è ben nota e se nessuno dei meravigliosi recensori a 5 stelle riesce a convincerti a leggerlo, allora sicuramente non posso io. A volte leggo uno dei "Classici" e mi chiedo cosa diavolo vi abbiano trovato gli altri di così bello. Questa non è una di quelle volte. Senza dubbio, Woolf è difficile e a volte sembra vagare come un fiume che si muove attraverso un fitto bosco di prosa insondabile, ma se ti prendi il tempo, potresti scoprire delle belle pepite che difficilmente troverai nella maggior parte degli scrittori. Ad ogni modo, la odierete o la amerete, e se la odiate lasciate perdere, non sforzatevi o non la apprezzerete affatto. Ai lettori che cercano una narrativa riflessiva e profondamente commovente, allora non farà alcun male finire aggrovigliati nella prosa della Woolf. Non c'è nessun altro scrittore come lei, e gli ultimi paragrafi, in particolare l'ultima riga della signora Dalloway, sono a dir poco geniali.
La signora Dalloway
Tessendo un filo sottile di corrispondenze ed echi, Woolf dà vita a due personaggi accomunati dallo stesso amore e terrore per la vita, in pagine che attraversano il tempo per restituirci, nell’accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), l’inestimabile valore della vita.
«Anche l’amore distrugge. Tutto ciò che è bello, tutto ciò che è vero, finisce.»
A cento anni dalla prima pubblicazione, il romanzo che portò definitivamente Virginia Woolf all’attenzione dei lettori torna in una nuova edizione rivista da Nadia Fusini. In queste pagine, che aprono la strada alla grande letteratura modernista, veniamo catapultati nella Londra del 1923. Qui Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore, è affaccendata nei preparativi per la festa che ha organizzato quella sera a cui parteciperanno, tra gli altri, Peter Walsh – l’amante respinto tornato dall’India – e Sally Seton, l’amica desiderata più di ogni uomo. Alle vicende di Clarissa si sovrappongono quelle di Septimus Warren Smith, deuteragonista del romanzo, tornato dai campi di battaglia della Prima guerra mondiale con un trauma profondo che gli rende insopportabile la quotidianità londinese, con la sua fredda indifferenza. I due sembrano non avere nulla in comune: ricca cinquantenne lei, trentenne stretto nella morsa della disperazione lui. Non si incontreranno mai, ma per le vie di Londra le loro vite si sfiorano, instaurando una comunicazione espressa in luoghi, odori, traiettorie, passi.
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Anno edizione:2025
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Micael Chimienti 08 marzo 2017
Come la maggior parte dei lettori di questo libro, ho voluto affrontare questa lettura, in seguito allo studio scolastico. Ho trovato fondamentale sapere in anticipo lo stile narrativa della Woolf, essenziale prima ancora della storia stessa. La storia potrebbe essere un labirinto da percorrere nei pensieri della Signora Dalloway in primis, e di altri personaggi, un labirinto in cui perdersi è fisiologico, quasi naturale, in quanto i salti nel passato avvengono all'improvviso, sovente senza preavviso, segnalati da un divagare sui ricordi della giovinezza. A mio avviso, interessante è anche il personaggio di Septimus, un giovane veterano della I guerra mondiale, affetto dal ritardato psichico causato dalle granate, il quale ci fa immergere nei meandri di una mente devastata dall'esperienza della guerra. in conclusione è un grande classico che tutti dovrebbero leggere, per avere esperienza del flusso di coscienza, come stile narrativo del postmoderno, che permette di esplorare gli spazi più inacessibili del nostro pensiero, altrimenti impossibili da racconatre. lo consiglio vivamente, nonostante alcune parti della storia siano meno interessanti di altre.
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Virginia Woolf usava lo stle narrativo definito come flusso di coscienza, il quale consiste nella esposizione del flusso di pensiero dei protagonisti. Con le caratteristiche tipiche di un flusso di pensiero: passaggi privi di logica apparente, improvvisi salti temporali, e così via. Tale stile narrativo è stato usato da James Joyce, da Italo Svevo, da Henry Miller, e, ai nostri tempi, mi viene in mente Baricco. La cosa, di per sè, non è né buona né cattiva, dipende dall'uso che se ne fa: Virginia Woolf lo usa per esporre i pensieri della medio alta borghesia Inglese: che, alla luce di quanto letto qui (e in altri libri della stessa Woolf), deve essere composta da persone noiosissime. Un libro può non avere nessuna trama, o una trama confusa: ma può essere fortemente emozionale. Virginia Woolf è emozionalmente morta. E tratta, in modo emozionalmente assente, temi privi di qualsiasi interesse. Pagine e pagine dedicate all'acquisot di fiori o guanti, alla preparazione di un party, che sembra essere l'unica preoccupazione di Mrs Dalloway (che io ho trovato, francamente, più odiosa che antipatica: ma sono pochissimi i personaggi simpatici qui, viene voglia di prenderli a schiaffi tutti quanti). Molti sono gli argomenti trattati, quasi tutti privi del benché minimo interesse. Ho impiegato più di tre settimane a leggere le poco più di 100 pagine di Mrs Dalloway, nessun interesse, e soprattutto, nessuna emozione. Può darsi che per una romantica donna inglese tutto questo sia estremamente interessante, siccome io non sono donna nè, tantomeno, Inglese (grazie a Dio), tutto ciò mi lascia indifferente, mi annoia profondamente, mi porta a pensare quanto noiosa e vuota sia questa gente, la gente qui descritta. Una cosa mi ha insegnato questo libro: meglio evitare la conversazione con gente Inglese. Quanto devono essere noiosi!
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