Una selezione di libri dove i crimini vengono commessi da serial killer. Il meglio della letteratura internazionale per letture dense di tensione e suspence.
Serial killer protagonisti di romanzi
Quante volte abbiamo incontrato un serial killer nelle pagine di un romanzo! Molti scrittori hanno scelto come protagonista proprio un omicida seriale, dandocene un ritratto terribile, denso di suspence, di paure e di tutte le inquietudini che si annidano nel nostro animo di lettore.
Qualche volta il serial killer è l’uomo (o la donna) della porta accanto, altre volte è una figura misteriosa che appare dalle tenebre, dall’ombra, dal passato.
Spesso chi indaga è risucchiato nel vortice, diventa possibile vittima, rischia di soccombere. Altre volte è un amico, un parente, qualcuno di conosciuto a diventare il target del serial killer, ritratto come una figura generalmente ambigua e seducente, intelligente, metodica, spietata ma traumatizzata e ossessionata, inquietante e complessa. E la questione diventa ancora una volta personale.
La storia dei serial killer nei libri
Il termine nasce negli anni ’70 negli USA, mentre in letteratura era già stato anticipato da autori come Robert Bloch con Psycho (1959), ispirato alla vera storia di Ed Gein.
Con Thomas Harris e il suo Il silenzio degli innocenti (1988), il serial killer diventa protagonista carismatico: Hannibal Lecter è colto, raffinato, ferocemente cannibale.
La loro presenza trasforma l’indagine da un semplice whodunit a un confronto mentale, spesso personale, tra cacciatore e preda. L’investigatore ne esce segnato, come accade nei romanzi di Jean-Christophe Grangé o di Donato Carrisi, con Il suggeritore, che spinge la tensione in territori oscuri.
In alcuni casi il serial killer è il narratore stesso, come in Io uccido di Giorgio Faletti. In altri, la sua presenza aleggia come un’ombra, guidando l’azione da dietro le quinte. Dalla Scandinavia (Jo Nesbø, L’uomo di neve) agli Stati Uniti (Karin Slaughter, Chelsea Cain), passando per l’Italia, il serial killer è diventato una metafora del male contemporaneo, capace di incarnare paure intime e collettive. Scrittori e lettori non smettono di interrogarsi su cosa spinga un uomo ad uccidere, ripetutamente, con metodo. Ed è lì che il giallo smette di rassicurare.