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La vita è quel che accade durante, quando la pesantezza e la paura che la accompagnano si trasformano, per smorzarne i toni - cupi come un vento salato e un cielo sfoderato -, in un rullo di piedi nell’aria, un ridicolo esercizio da foca circense, sapendo che, tanto, il desiderio - inevaso - di calarsi in un vicolo e sfogarsi contro se stessi tornerà, eccome se tornerà. Perché dopo la prima volta che si ha l’impressione che le parole possano, “in certe circostanze, diventare un giocattolo con un loro congegno interno che, di colpo, non lavorava più bene”, questa sensazione la si proverà, poi, infinite volte. Sentimenti che fanno da sfondo come carta da parati, che ci accompagnano lungo un’incomunicabilità fatta di volti sempre nuovi, grazie ai quali si apprende che “la lingua è mobile, la voce suona e consuona in modi ben più numerosi di quelli che i ventuno segni dell’alfabeto riescono a catturare”. E ci si accorge così che i ricordi altro non sono che appigli nella tessitura verbale delle cose, “metalli fonici impercettibili, filamenti colorati della voce”. Di questo parla, con un’abilità commuovente, Domenico Starnone, della parola, che da prebabelica si fa suono, diventa liberatrice, spezza le catene della realtà. Fino alla morte, quando la temperatura diventa quella di una zuccheriera, di una penna in una giornata d’inverno, momento in cui ci si sfracella nel dialetto delle nonne, dove non si sa più se nella parola “scordare” ci sia “il cuore” oppure “la corda”. Ma anche approdo al quale si tende durante tutta la vita.
È un lungo ricordo, dall’infanzia all’età adulta, nella cui struttura narrativa l'ordine cronologico degli avvenimenti lascia spazio alla rievocazione dei primi sentimenti. Gioia e paura, si fondono in un linguaggio romantico, definendo gli strumenti cognitivi che condizionano l’esistenza umana. La fonetica delle parole trova l’esatta collocazione nei polifonici simboli di crescita personale. Ogni lettore si emozionerà rimembrando le assonanze con la propria nonna e i suoi insegnamenti, traendo ricordi nelle fotografie scattate con gli occhi, che impresse nel cuore lasciano un vuoto incolmabile. #lingegnerechelegge
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