In 8, cm. 16 x 24, pp. 11. Brossura originale. Contorni leggermente bruniti. In ottimo stato. Quando nel 1887 fu introdotta in Italia una tariffa doganale fortemente protezionista, si formo' un piccolo movimento d'opinione risolutamente avverso alla politica di protezione daziaria e d'intervento dello stato nell'economia. Composto non solo da importanti economisti, per due volte, nel 1904 e nel 1913-14, esso cerco' senza fortuna di dotarsi di una struttura organizzativa, per meglio combattere il protezionismo doganale e i privilegi di quei gruppi economici che ricevevano sostanziosi aiuti da parte dello stato. La rigida supervisione dello Stato durante la prima guerra mondiale, la lentezza con cui, a conflitto concluso, si provvide allo smantellamento della "bardatura di guerra" fornirono nuovi stimoli ai liberisti italiani, tanto che nel novembre 1922 essi riuscirono a darsi finalmente uno stabile assetto organizzativo grazie alla volonta' di Luigi Einaudi e Edoardo Giretti che formarono il Gruppo libero-scambista italiano, raggruppamento indipendente dai partiti politici che raccolse un centinaio di adesioni, ma la cui azione si dissolse quattro anni dopo a causa della politica repressiva fascista. Questo documento riguarda la mozione presentata dal Gruppo libero-scambista italiano ai due rami del parlamento che si sarebbero riuniti rispettivamente il 16 e il 19 Maggio 1923 per discutere le nuove tariffe doganali. Esso chiede che la Tariffa esca sfrondata di tutti i coefficienti di maggiorazione e che venga riportata ai dazi-base sanciti nella Tariffa preesistente, gia' sufficientemente integrati, ad effetto protettivo, dall'obbligo di pagamento in oro. Firmano il documento, oltre a Einaudi e a Giretti, Pasquale Jannacccone, Gaetano Salvemini, Angelo Sraffa, Giovanni Balbis, Giustino Fortunato, Antonio De Viti De Marco, Angelo Bertolini, Antonio De Tullio, Antonio Farina, Alberto Geisser, Achille Loria, Giuseppe Musso, Giuseppe Prato, Francesco Antonio Repaci, Eugenio Rosasco.
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