Giunti ; 1991; 8809603931 ; Rilegato in tela con titoli al piatto e dorso, sovracoperta e cofanetto; 40 x 29,5 cm; pp. 424; Traduzione di Daniele Casalino. Volume riccamente Illustrato con 365 tavole a colori, 30 disegni e fotografie, 12 tavole ripiegate. ; Presenta leggeri segni d'uso ai bordi della sovracoperta (senza mancanze nè lacerazioni, con puccole imperzioni agli angoli), interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; I N QUESTA NUOVA, FONDAMENTALE STORIA del più grande movimento artistico dei tempi moderni, Bernard Denvir fa rivivere le vicende degli artisti, e esplora le opere di un gruppo che determinò nella pittura occidentale una trasformazione così profonda come non accadeva dal primo Rinascimento, e aprì in tal modo la strada a quei rivoluzionari cambiamenti che hanno avuto luogo a partire dalla fine del XIX secolo. Il libro esamina, in modo chiaro e accessibile, la genesi di questa rivoluzione, non solo descrivendo e analizzando le opere degli impressionisti, ma anche collocando nettamente il movimento nel suo contesto storico e sociale. L'autore si sofferma in particolare sull'interesse rivolto da questi artisti alla natura e alla vita quotidiana nelle città industriali, di cui viene offerta una rappresentazione assolutamente nuova. A ferrovie, bordelli, brasseries, teatri, parchi di divertimento e sobborghi industriali fu attribuito il valore un tempo accordato alle battaglie, alla vita di corte e agli episodi biblici. Gli impressionisti si affidavano alla fotografia e alle teorie degli scienziati esattamente come facevano per le opere degli antichi maestri o per gli scritti di Cennino Cennini. Furono i primi artisti dell'Occidente a trarre ispirazione fuori dai confini dell'Europa e i primi a essere influenzati dal mondo dell'immaginazione popolare, che per secoli era stato disprezzato. Il libro esplora anche alcuni dei luoghi comuni del mito impressionista: innanzitutto il fatto che l'Impressionismo come "movimento" sia stato un prodotto dei mezzi di comunicazione; solo in una delle loro esposizioni, infatti, gli artisti si riconobbero come "impressionisti", definizione che comunque essi accettarono con grande riluttanza. Manet, considerato il leader del movimento, non partecipò ad alcuna delle esposizioni collettive e, seppure amico dei singoli artisti, prese le distanze dal gruppo nel suo insieme, temendo che l'identificazione con quello avrebbe compromesso la sua accettazione al Salon e l'ottenimento della tanto ambita legion d'onore, preoccupazione condivisa anche da Cézanne. Tutt'altro che rivoluzionari, i pittori impressionisti in politica erano di idee profondamente conservatrici e tutti, a eccezione di Renoir e Monet, provenivano da ambienti borghesi.... ; L'immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
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