In 8 (cm 15 x 21), pp. XXVI. Brossura rifatta con carta d'epoca. Raro saggio sulla comparsa di malattie ricorrenti nella citta' di Sarzana a partire dal mese di giugno del 1784. Scrive l'A.: "Le perniciose malattie correnti nella citta', sobborghi e castellanie di Sarzana...consistono in febbri, altre delle quali sono continue remittenti, altre intermittenti, cioe' cotidiane, e semplici, o doppie terzane, o quartane, ed altre irregolari, ovvero anomale... A misura che la febbre si avanza... vi si aggiungono l'inquietudine, l'abiezione d'animo, l'abbattimento di forze, l'amarezza di bocca, l'oppressione e la molestia dello stomaco, la nausea pertinace, e talvolta il vomito di bile verdiccia...". L'A. cerca poi di individuare i motivi di questa influenza che colpisce i Sarzanesi: "L'intenso caldo, e la lunga siccita' dell'estate prossimamente finita, hanno privato il territorio sarzanese di ortaggio e d'altri vegetabili freschi e buoni dei quali gli abitatori...sogliono fare grande uso. Sono quindi stati costretti a pascersi di pane non sempre buono, e d'altri cibi di qualita' inferiore, per non dire assolutamente malsana. Lo stesso eccessivo calore ha fatto si' che siasi sprigionata una straordinaria quantita' di nocevoli esalazioni dalle paludi...". Seguono quindi indicazioni sulle possibili cure, in particolare per combattere i vermi in corpo, fra le quali l'assunzione della corteccia del Peru', il rabarbaro, la chinachina, quindi l'uso dei vessiccatori, cerotti che venivano applicati nei punti del corpo considerati critici. Questa pratica si fondava sulla dottrina umorale, in base alla quale l'applicazione del medicamento caldo avrebbe comportato l'espulsione dell'umore maligno. L'A. fornisce poi alcune ricette per la preparazione di medicamenti e impiastri: foglie secche di tabacco pestate, con aggiunta di aceto, oppure il decotto di ginepro, l'infusione di nasturzio, ecc... Pietro Francesco Pizzorni fu lettore di Medicina pratica in Pammatone da 1736, poi Rettore del Collegio Medico, e principale sostenitore dell'inoculazione del vaiolo. Fu anche un appassionato bibliofilo: raccolse infatti i migliori testi della sua epoca oltre a quelli del Cinquecento e del Seicento. Cfr. "Studi genuensi", 1982, p. 51.
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