La libreria del buon romanzo

Nella lettura di questo bel romanzo, mi sono sentito partecipe alle idee dei protagonisti, quasi fossi al loro fianco. Il tendende al giallo ha reso la lettura avvincente e appassionante. Un sogno per tutti quelli che adorono i libri e vivono per letture significative e di spessore rispetto ai soliti best sellers d'autore.

Un giallo emozionante e coinvolgente, un fitto mistero che non può che appassionare fino all’ultima pagina. Inoltre l’idea di fondo è molto originale: un’unione segreta di scrittori che nessuno conosce e che non si conoscono tra loro ma collaborano ad uno stesso progetto, una libraria dove si vendono solo buoni romanzi. Il legame tra loro sono un libraio che non accetta che l’editoria sforni libri in quantità industriale ma senza alcun pregio e una ricca ereditiera delusa dalla vita. Che cosa hanno in comune tutti questi personaggi? E soprattutto perché qualcuno si accanisce contro di loro? E chi è costui? Il lettore non dovrà far altro che tuffarsi in questa avventura per scoprirlo.un libro che invoglia a leggerlo e a leggere tanti altri buoni romanzi ormai nascosti nelle pagine del tempo. Laurence Cossé, l’autrice, si muove con maestria nel genere. Gestisce il racconto con perfezione assoluta e il lettore non riuscirà a staccarsi dal senso di mistero e a non pensarci fino alla fine del libro e anche dopo, così come non potrà non irritarsi per le ingiustizie subite dai personaggi, a cui si sentirà subito unito da un profondo legame.

Carino, molto carino, sebbene non lo definirei uno dei migliori della mia libreria. Ovviamente in questo momento sto facendo appello al mio gusto personale. Purtroppo temo che non sia così netto il confine tra il romanzo che è "buono di per sè" e quello che invece è "buono per il suo lettore". Bisognerebbe avere una buona coscienza critica per fare la giusta distinzione. Se prendiamo ad esempio i classici, c'è chi li vede "buoni a prescindere" e chi invece li trova noiosi, antichi e trova il buono in altro. Non mi spingo quindi oltre in questa distinzione perchè altrimenti sforerei dall'intento di una personale recensione del romanzo in questione. Carino, come dicevo, perchè è di buoni intenti. Forte in esso si legge la fermezza di credere in un ideale (la "bontà" e l'"imprescindibilità" di dati romanzi e la volontà/necessità di favorirne la diffusione e la lettura, sfavorendo la massificazione e la commercializzazione moderne) e di seguirlo a dispetto delle avversità. C'è poi l'amore umano, di quello corrisposto e di quello non detto, appena accennato e pertanto più doloroso. C'è anche un po' di suspence (anche se il lato thriller della storia viene diluito, fino a sfumare, risultando pertanto un po' deludente); in fondo però credo che questo romanzo non si presenti come un thriller in quanto tale ma che vada oltre, facendo appello ai buoni sentimenti, alla speranza e all'amore per una professione a mio parere nobile, quale quella del libraio.