Libro che ha stupito, meravigliato, dato quasi scandalo al suo esordio. Oggi è ancora del tutto attuale, quasi fosse stato scritto di recente. Togliamo i termini in dialetto siciliano e sostituiamoli con quelli di un altro dialetto ed eccoci in qualsiasi altra parte d'Italia. Verga ha sì descritto la vita di Aci Trezza, ma vi ha inserito tutte le dinamiche e le problematiche con cui si trova a combattere ogni famiglia. I figli da sistemare, i debiti da pagare, i presunti amici che si nascondono, lo Stato che latita. La trama narra le disgrazie di una famiglia siciliana alla quale non ne va bene una! Le disgrazie hanno inizio con il naufragio delle imbarcazione "provvidenza" che trasportava un carico di lupini: da lì una concatenazione di eventi avversi porterà tutti allo sfacelo.. Il modo di scrivere di Giovanni Verga mi piace molto perchè mescolando il discorso diretto con quello indiretto rende il tutto molto più espressivo e vicino al lettore. Inoltre per far capire meglio il carattere di ogni singolo protagonista usa spesso proverbi ed un linguaggio marinaresco.
I Malavoglia
Sullo sfondo aspro e selvaggio della Sicilia dell'Ottocento, la storia dolente dell'umile famiglia di pescatori di Aci Trezza: il naufragio della "Provvidenza", i debiti, la perdita dell'amata casa del nespolo. Nella prefazione di Verga si legge: " 'I Malavoglia', 'Mastro-don Gesualdo', 'La Duchessa di Leyra', 'L'onorevole Scipioni', 'L'uomo di lusso' sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva, dopo averli travolti e annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato, che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù. Ciascuno, dal più umile al più elevato, ha avuto la sua parte nella lotta per l'esistenza, per il benessere, per l'ambizione." Con una postfazione di Giuseppe Pontiggia.
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Autore:
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Anno edizione:2001
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Formato:Tascabile
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Una storia questa che non lascia spazio a sogni o fantasticherie, ma rappresenta per filo e per segno quello che succede in un piccolo paese marinaro della Sicilia da poco annessa all'unità d'Italia. La storia di una famiglia che deve continuamente fronteggiare i drammi della vita, ma che nonostante le tragedie viene sorretta dall'instancabile caparbia del coprotagonista. È altresì una vera ispirazione, poiché il testo è oltremodo pervaso da proverbi del tempo che trovano spazio nei giorni nostri. Una storia che scorre leggera anche attraverso termini più dialettali, più vicini al siciliano dell'ottocento che non all'italiano degli anni duemila, eppure regala emozioni e riflessioni. Un Verga all'apice della verve letteraria, al quale è impossibile sottrarsi se si è alla ricerca di un vero capolavoro.
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LUCA BALDASSARRE 21 settembre 2010
Pochi sono riusciti come Verga a raccontare così tanto. E' un libro che in genere si fa leggere a scuola e che un ragazzo non leggerebbe mai di sua iniziativa. Eppure è un romanzo che affascina. E' un quadro, un dipinto della Sicilia. Eppure in questo quadro c'è qualcosa che si muove, un ragazzo in cui molti di noi, come del resto è successo a me, si potrebbero facilmente immedesimare.
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