Il libro obsoleto già a pochi mesi dalla sua pubblicazione, sembra un racconto ucronico (tipo “La svastica sul sole” di Philip K. Dick), surreale e contraddittorio. Usando osservazioni ovvie tenta un percorso che è un tentativo di arrampicarsi sugli specchi. Il libro sostiene che, l’origine del manicheismo politico (la mia parte è il bene, gli avversari sono il male) e della violenza diffusa nei socials e nelle piazze, iniziato una trentina di anni fa, e’ il linguaggio politically correct e la volontà di contrastare il razzismo e la discriminazione (p. 113). Usare la forma “non vedente” al posto di cieco e altre forme linguistiche, buoniste ma ipocrite, sarebbe l’origine della rabbia e dell’odio che si incontrano in internet e nelle piazze come reazione alle gabbie linguistiche imposte dall’establishment. Pero’ si legge anche che è dall’esempio ce si impara e non dalle lezioncine morali, corsi e convegni (in particolare il rispetto). Invece, non si considerano, come esempio e origine, i linguaggi aggressivi e a volte violenti cominciati negli anni ’80 e usati fino ai nostri giorni da personaggi pubblici presenti quasi tutti i giorni in televisone (chi auspicava di ricevere gli immigrati con il fucile, chi dava del comunista a tutti quelli che non erano dalla sua parte, chi gridava che i politici fossero tutti delinquenti, chi suona i campanelli dei condomini dando del pusher a un povero cristo, chi nella periferia di una città dice in un video che si capisce che il quartiere è degradato leggendo i cognomi dei citofoni, o chi con i suoi reer ci ha istruito con parole, comportamenti e atteggiamenti aggressivi che, forse mi sbaglio, rasentano la violenza e la volgarità). Inoltre, viene proposta un’idea dell’Arte alquanto bizzarro che descrive più gli effetti o parte della sua funzione, ma non la sua origine e senso. Un piccolo libro.
Manifesto del libero pensiero
Chi ha paura della libertà d’espressione? Paola Mastrocola e Luca Ricolfi cercano la risposta a una domanda che si è insinuata pericolosamente nelle nostre vite. La censura autoritaria di un tempo si è trasformata in un follemente corretto che piega la lingua alle mode del momento, tra parole innocenti messe sotto accusa e surreali neologismi “inclusivi”, e in una cultura della cancellazione che rilegge il passato con lo sguardo di oggi. Così, nella giungla di internet e della gogna globale che ha bandito l’ironia e il dialogo, dilaga un clima inquisitorio e intimidatorio imposto da autoproclamati custodi del Bene. Mastrocola e Ricolfi lo raccontano, ne individuano le cause storiche e propongono rimedi, fino a comporre un vero e proprio manifesto per restituire la libertà alla parola oppressa dei nostri tempi. In un’epoca nella quale l’ideologia fondamentale del mondo progressista è divenuta il politicamente corretto, non stupisce che la censura di ogni espressione disallineata sia diventata una tentazione per la sinistra, e la lotta contro la censura una insperata occasione libertaria per la destra. Ma è un errore in entrambi i casi. Le idee e gli atteggiamenti che non ci piacciono si combattono con altre idee e modi di essere, non impedendo agli altri di esprimersi.
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Lingua:Italiano
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mo 07 gennaio 2025Piccolo libro
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And 30 dicembre 2024
Bello: una ventata di freschezza e di franchezza contro il conformismo perbenista dilagante.
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Fabio 17 agosto 2023Mai smettere di pensare
Consiglio a tutti di leggere questo agile libretto, sferzante disamina degli eccessi a cui ci sta portando il politicamente corretto in campo linguistico. Con semplicità e leggerezza i due autori mettono in evidenza l'inutlita' di alcune prese di posizione sul linguaggio, che spesso denotano ignoranza e sono al limite del ridicolo. Ma soprattutto il libro è un invito a mantenere autonomia di pensiero e di ragionamento. Cosa molto utile e sempre più rara in questi tempi...
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