Luigi Francesco Clemente è docente di Storia e Filosofia nei Licei. Dottore di ricerca in Filosofia e Scienze Umane presso l’Università degli Studi di Perugia, ha tradotto per Orthotes diverse opere filosofiche, tra le quali Etica del Reale (2012) di Alenka Zupancic, La voce del Padrone (2014) di Mladen Dolar, Lacan (2016) di Alain Badiou, e, con Franco Lolli, Patologia della libertà (2015) di Günther Anders. Svolge attività di docenza presso l’Irpa (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata) di Grottammare. Su filosofia e psicoanalisi La fortuna di Freud come “maestro del sospetto” ha qualcosa di altamente… sospetto: si tratta di una lettura di superficie che applica al testo freudiano una misura esterna, qualcosa che non gli appartiene, che lo riconduce alla storia della filosofia, per farne, a seconda dell’interprete di turno, un epigono o una svolta (ma sempre all’interno del discorso filosofico). Dire semplicemente che Freud ha decentrato il soggetto filosofico tradizionale non significa nulla dal punto di vista analitico, trattandosi piuttosto di una traduzione-riformulazione del discorso freudiano nel linguaggio di una teoria anteriore. Insomma, se la consideriamo, la psicoanalisi, un capitolo della storia della filosofia, allora ne perdiamo lo scarto rispetto alla filosofia. E se perdiamo questo scarto, se pensiamo che Freud ha detto due o tre cose interessanti su una serie di questioni filosofiche ma che rispetto al campo filosofico non ha prodotto alcuna rottura, allora nessun problema: hanno ragione quanti lo considerano un impostore, non si cura la gente con la filosofia, bisogna passare ad altro. Il menù, d’altronde, è variegato e per tutti i gusti. Terapie cognitivo-comportamentali, terapie centrate sul cliente, programmazione neuro-linguistica, test di intelligenza emotiva, pensiero positivo. Ce n’è per tutti, per chi vuole fare in fretta così come per chi ha bisogno di consigli, di guide o di… Martin Seligman!