Il piacere - Gabriele D'Annunzio - copertina
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Letteratura: Italia
Il piacere
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Descrizione


La raffinata esistenza, le avventure amorose, la sensualità estetizzante del Conte poeta e pittore Andrea Sperelli - primo alter ego di D'Annunzio - nella Roma aristocratica di fine Ottocento. "Ambedue non avevano alcun ritegno alle mutue prodigalità della carne e dello spirito. Provavano una gioia indicibile a lacerare tutti i veli, a palesare tutti i segreti, a violare tutti i misteri, a possedersi fin nel profondo, a penetrarsi, a mescolarsi, a comporre un essere solo". "Anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale", Andrea Sperelli è il protagonista-esteta del Piacere, un aristocratico romano di antica nobiltà, che vive una vita splendida, tutta immersa nella mondanità, ricca di donne e avventure. Combattuto tra la passione per Elena Muti e l'amore per Maria Ferres, Sperelli crede che "bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte". Malgrado le buone intenzioni, sarà sopraffatto dalle attrattive d'una Roma corrotta e lussuriosa, ritrovandosi invischiato in una perversa sovrapposizione psicologica delle due donne amate. Abbandonato da entrambe, resterà preda della sua abulica esistenza di nobiluomo, inetto a vivere.

Dettagli

10 marzo 2014
416 p.
9788806220600

Valutazioni e recensioni

  • Pietro
    piacevolissimo (e comunque attuale)

    Il Piacere di Gabriele D’Annunzio è un capolavoro della letteratura decadente, intriso di estetismo, sensualità e disillusione. Il protagonista, Andrea Sperelli, incarna l’ideale dell’esteta che cerca di trasformare la propria vita in un’opera d’arte, ma si perde nella bellezza fine a se stessa, prigioniero dell’apparenza e dell’egoismo sentimentale. D’Annunzio scrive con una prosa sontuosa e cesellata, dove ogni dettaglio sensoriale diventa espressione di un culto raffinato e malinconico del vivere. In questo senso, il romanzo anticipa temi della modernità: la spettacolarizzazione del sé, la vacuità nascosta dietro la bellezza, la crisi dell’autenticità. Non è un caso che Il Piacere trovi un'eco profonda ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Jep Gambardella, come Sperelli, è un flâneur disilluso, perso nella Roma eterna, che cerca nella bellezza l’unico argine contro la noia e il vuoto. Entrambi i personaggi vivono immersi in un lusso estenuato, tra arte e mondanità, senza più credere in nulla. D’Annunzio, con sguardo lucido e al tempo stesso innamorato del superfluo, ci consegna un ritratto memorabile della crisi spirituale dell’uomo moderno. Il Piacere non è solo un romanzo estetico: è una meditazione sul senso — o l’assenza di senso — del vivere.

  • Pietro
    Bellezza e Desiderio tra le Pagine di d'Annunzio

    Un’opera di sublime bellezza, un inno alla perfezione estetica che incanta e rapisce il lettore con la sua prosa ricca e sensuale. La maestria di d'Annunzio nel dipingere paesaggi, emozioni e ambienti è tale da rendere ogni pagina un vero e proprio affresco, dove l'arte della parola si fa specchio della bellezza che circonda il protagonista. Roma, con le sue strade, i suoi monumenti e il suo cielo perennemente carico di una luce dorata, appare come un tempio del piacere sensoriale, una città dove il desiderio e la bellezza si intrecciano in un perpetuo gioco di seduzione. La sua magnificenza è immortale, e d'Annunzio ne cattura ogni sfumatura con una raffinatezza che non può che evocare l'indimenticabile grandiosità visiva (e da cui indubbiamente il regista ha tratto ispirazione) de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, dove la capitale, tanto splendida quanto decadente, rivela il suo fascino in tutta la sua intensità, proprio come in d'Annunzio. Un’opera che rivela la più alta forma di poesia visiva, capace di elevare lo spirito e l’anima. L’autore non ci regala solo uno spaccato di vita borghese, ma ci trascina in un vortice estetico che trascende il tempo e lo spazio, rendendo la bellezza non solo un dono, ma una forza sublime.

  • Salvopro92
    Bellissimo

    Una garanzia

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Foto di Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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