"L'uccello nero salta leggero, si chiama merlo senza saperlo". "Sento una ruspa che raspa la valle... Ahi! Qualche rospo ci lascia la pelle". Non ci si illuda di trovarsi davanti a una raccolta di poesie per l'infanzia, semplicemente buffe e senza una precisa morale: dietro i componimenti, quasi tutti brevissimi, di Toti Scialoja c'è un profondo studio della lingua italiana e una ricerca lessicale a dir poco maniacale, condotti con grande gusto e soprattutto abbondante pazienza. 280 pagine di versi sparsi dal 'senso perso', spesso tendenti al nonsense, con una curiosa attrazione verso il mondo animale, che generano sorrisi ripetuti e indubbia ammirazione verso un artista poliedrico maggiormente noto come pittore, ma che seppe coltivare la passione per la letteratura con ottimi risultati, come dimostra questo libro.
Versi del senso perso
Nel 1989 Toti Scialoja raccolse sotto l'insegna del "senso perso" tutte le sue poesie, fino ad allora riservate a un pubblico di amici, bambini e intenditori: da "Topo, topo, senza scopo, / dopo te cosa vien dopo?" sino a "La tristizia, il nevischio, il solstizio d'inverno / nel buio natalizio sono sempre di turno...". Partendo dalla strofa infantile si attraversa uno zoo di animali perplessi che si squamano in sillabe, si intrattengono con il gioco commerci non occasionali, si raggiunge la lirica dalla direzione più inattesa. Si chiedeva Giorgio Manganelli: "Non sarà Scialoja un petrarchesco che si è bruscamente accorto di quante possibilità offra una meticolosa dementia praecox?" Sono filastrocche filosofali: "Sento un topo nello stipo. / Lo spalanco: topo bianco!"; tiritere reiterate: "La mucca di Lucca / che gira in parrucca / in mezzo alla vigna / e allunga la lingua / ammicca o pilucca?"; invenzioni inveterate "Ieri vidi tre levrieri / mogi mogi, / oggi vedo tre levroggi neri neri, / che domani sloggeranno / levri levri"; lapidi lepide e rapide: "Ahi, la vespa / com'è pesta! Era vispa, / non fu lesta". Quello che oggi possiamo finalmente rileggere è l'inimitabile repertorio in cui Toti Scialoja ha collaudato l'esattezza del principio da lui stesso enunciato: "Nel nonsense la parola è alla prova del nulla".
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Autore:
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Anno edizione:2009
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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VINCENZO TABAGLIO 04 luglio 2010
Molto divertente, a volte bizzarro, ma ne vale la pena. Che dire di: "Il sogno segreto dei corvi di Orvieto è mettere a morte i corvi di Orte". Geniale e finissimo.
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