Lettera aperta
«Cari lettori (se ce ne saranno).» È con queste parole che l’autrice catanese, diventata famosa post-mortem grazie all’Arte della gioia, aveva pensato di affacciarsi al tanto ammirato mondo della letteratura: con la più classica delle allocuzioni ai lettori, sfumata da una nota ironica anch’essa ricca di riferimenti. Ma questo non è l’incipit che in Lettera aperta si legge nell’edizione Garzanti del 1967 - suo testo d'esordio - e su ogni ristampa successiva, dal momento che è stato cassato dal tratto del pennarello nero di un giovane redattore tutt’altro che anonimo, Enzo Siciliano. Lo stesso pennarello si ritrova in molte altre pagine del dattiloscritto, e talora alle cassature affianca interpolazioni e interventi personali che vennero accettati da Sapienza, impaziente com’era di dare avvio alla nuova carriera. La Lettera aperta che qui si offre permette di leggere le intenzioni iniziali dell’autrice, conservate in un dattiloscritto, ultimo spazio di autonomia e libertà espressive di Sapienza, prima che le valutazioni editoriali, pur condivise, lo imbriglino e lo plasmino nel percorso verso la pubblicazione.
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Anno edizione:2026
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