Propr. D. Hackett M., attrice statunitense. Già attiva a Broadway, bellezza diafana dallo sguardo limpido, esordisce in Claudia (1943) di E. Goulding: ruolo da protagonista già interpretato in teatro. Al centro del reducismo tra fuga nella fantasia (Il villino incantato, 1945, di J. Cromwell) e realismo psicologico (Anime ferite, 1946, di E. Dmytryk) è luminosa vittima predestinata, priva della parola, in La scala a chiocciola (1946) di R. Siodmak. Intanto accompagna, non senza rigidezza, le prime regie di E. Kazan: melodrammi puntigliosi nella messa in scena (Un albero cresce a Brooklyn, 1945) ma ingessati (Barriera invisibile, 1947). Vivace nella commedia superficiale (Una sposa insoddisfatta, 1950, di C. Binyon) e di successo (Tre soldi nella fontana, 1954, di J. Negulesco) resta funzionale al thriller (La fossa dei dannati, 1954, di W.A. Seiter) e a ruoli drammatici (L'imputato deve morire, 1955, di M. Robson) che sconfinano nel sentimentalismo (La legge del Signore, 1956, di W. Wyler). L'interpretazione della Vergine Maria in La più grande storia mai raccontata (1965) di G. Stevens segna il passaggio ai film e ai serial televisivi.